A luglio del 2016 erano 125.203 i migranti ufficialmente censiti in progetti di accoglienza emergenziali (i cosiddetti Cas) e quelli ospitati dal Sistema di protezione del Programma nazionale Asilo (i cosiddetti Sprar) nel nostro Paese. Su un totale di cittadini italiani di quasi 60 milioni. Non propriamente “un’invasione” come spesso i media mainstream strillano.
Se scendiamo più in profondità nell’analisi del dato, scopriamo che di questi 125 mila e rotti, ben 50.762 (il 40,4 per cento) sono ospitati all’interno di zone montane (dove in Italia risiedono complessivamente circa 11 milioni di abitanti). Cioè a dire che l’accoglienza di “migranti forzati” sulle montagne del nostro paese, con buona pace della discussione in atto sul fatto che sia o meno opportuno, è già una realtà. Dopo le città, in cui sono ospitati la maggior parte dei richiedenti asilo, vengono subito le montagne. La parte del leone, per quanto riguarda le accoglienze montane italiane, la fanno gli Appennini, con il 30,22% delle accoglienze a fronte del 10,29 delle Alpi. E questo non fa certo onore ai comuni alpini, che molto spesso non rispondono alle chiamate di solidarietà nazionale evitando di assumersi la responsabilità dell’accoglienza, in una logica di Nimby poco solidale a livello nazionale.
Ma abbandoniamo la fotografia nazionale per proseguire nel nostro viaggio carsico all’interno dei numeri e atterriamo in Piemonte e Liguria: le due regioni limitrofe assolvono ai loro doveri di accoglienza con 14.869 persone ospitate, di cui appena 4.034 in aree montane (solo il 27,1 per cento). Che se rapportato al dato nazionale significa che potrebbero sicuramente fare di più. Con tutto interesse ad attirare potenziali “nuovi montanari” provenienti dall’estero per tentare di attenuare il fenomeno dello spopolamento, e la successiva perdita di servizi, dissesto idrogeologico e abbandono dei territori.
Questa la fotografia delle accoglienze piemontesi e liguri presentata l’11 maggio in apertura del convegno “Il mondo in paese. Dall’accoglienza all’inclusione dei rifugiati nei comuni rurali del Piemonte”, un’intera giornata dedicata ai progetti di accoglienza e integrazione per i rifugiati nei comuni montani e rurali realizzato da Compagnia di San Paolo, Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Associazione Dislivelli e Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione (Fieri). Fotografia ricavata dalla ricerca “Montanari per forza” realizzata da Maurizio Dematteis e Alberto Di Gioia dell’Associazione Dislivelli.
L’incontro di giovedì 11 maggio, che ha visto una grossa affluenza di pubblico, tra addetti ai lavori, studiosi e cittadini in cerca di informazioni, è stata un’opportunità per mettere a fianco tutti gli attori sociali a vario titolo coinvolti nei processi di accoglienza nella Regione Piemonte: da Monica Cerutti, Assessora all’immigrazione Regione Piemonte a Carlotta Trevisan, Consigliera delegata ai Diritti sociali e di parità, welfare, minoranze linguistiche della Città Metropolitana di Torino. Da Sonia Schellino, Assessora al Welfare Città di Torino a Elide Tisi dell’Anci Piemonte. Da Renato Saccone, Prefetto di Torino, a Claudio Spadon dell’Agenzia Piemonte Lavoro. Da Marco Canta del Forum Terzo Settore Piemonte a Marco Bussone dell’Uncem Piemonte. Tutti impegnati nello sforzo di trovare possibili soluzioni e sinergie per affrontare il fenomeno ordinario e straordinario delle accoglienze di migranti forzati. E invitati ad assistere al racconto di pratiche territoriali che hanno acceso le zone montane e rurali spingendole a reagire all’arrivo di questo nuovi ospiti, all’inizio non proprio desiderati, ma alla fine per lo meno tollerati: dalla nascita dell’Associazione Morus Onlus creata dai volontari residenti delle Valli di Lanzo raccontata dal suo presidente Marino Poma al Progetto Parco Solidale dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime, che Paolo Salsotto, anche lui Presidente, rivendica come uno dei doveri del suo ente. Dall’Associazione Pacefuturo Onlus di Pettinengo (Bi), che il direttore Andrea Trivero ha spiegato come sia riuscita a creare “un’impresa che accoglie”, al Consorzio intercomunale servizi sociali di Pinerolo (To) che ha spiegato come pubblico e privato possano collaborare sul territorio alla buona riuscita dei progetti di accoglienza.
Un incontro importante e costruttivo, un punto di partenza per le realtà coinvolte e per il gruppo organizzatore, Compagnia di San Paolo, Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Associazione Dislivelli e Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione, che si prefiggono di andare avanti alla ricerca di possibili strategie di accoglienza di rete che vedano coinvolti in maniera sinergica i servizi pubblici, quelli del privato sociale e perché no, anche il mondo dell’impresa.
Maurizio Dematteis
Scarica la sintesi della ricerca “Montanari per forza” realizzata da Dislivelli