In questi anni di attività dell’Associazione Dislivelli molto impegno è stato profuso sul fronte della ricerca, tanto che oggi è stata creata una vera e propria sezione Dislivelli Research che collabora stabilmente con diversi enti di ricerca a livello nazionale e internazionale.
Abbiamo messo al centro dell’attività una ricerca applicata, volta a proseguire la costruzione di un patrimonio di conoscenze che per lungo tempo sui temi dell’abitare le Alpi ha visto un relativo e debole interesse della comunità scientifica, soprattutto a livello nazionale. Una ricerca che avesse una finalità diretta sul territorio e potesse fornire strumenti adeguati per la lettura delle dinamiche in atto. Si è trattato dunque di produrre conoscenze, secondo la nostra mission, strettamente in relazione con le pratiche e con le politiche. Da un lato, con le pratiche della montagna, delle Alpi in particolare, lavorando “dal basso”, dalle comunità di pratiche, dalle voci del territorio, dalle esperienze innovative, dalle micro storie di vita, trovando le tante e diverse “pietre d’inciampo” da cui partire per decodificare la montagna di oggi. Dall’altro lato, il rapporto con le politiche che sta nella sfida stessa della ricerca applicata al territorio, cioè quella di lavorare sulla formazione ed elaborazione di politiche ad hoc, che rispondano alle esigenze reali di coloro che abitano e lavorano in montagna. Di qui sono nati grandi temi dentro la nostra Associazione che sono stati ampiamente ripresi da molta parte della comunità scientifica: il tema del ri-abitare le Alpi, del rapporto città-montagna, dell’innovazione territoriale, della cultura alpina contemporanea, delle migrazioni per forza.
Ci si è trovati (non per caso!) a fare ricerca proprio in quella fase, per dirla alla Bonomi, tra “il non più e il non ancora”. Una fase incredibilmente stimolante che ci ha permesso di entrare dentro alla sperimentazione in atto facendo emergere quel potenziale ancora latente prossimo ad una rivelazione. Rivelazione che è stata il fulcro delle nostre ricerche: il “progetto implicito” che prende forma.
Da qui l’interesse verso i tanti casi di rigenerazione territoriale che partono dalla singola storia di vita sino alla definizione di un processo di sviluppo territoriale a livello comunale o addirittura vallivo. Processi che sono stati ampiamente raccontati, attivando quel ponte tra ricerca e comunicazione, non solo nelle pubblicazioni scientifiche dell’Associazione, ma anche attraverso altri canali come questa rivista. A partire da questi tanti casi di cittadinanza attiva, di politica locale efficace, di capacità di visione, siamo arrivati a porre una serie di questione dentro la macro-questione nodale del rapporto tra urbanità e montanità. La sfida posta dalle politiche panalpine e dall’Unione Europea guarda nella direzione di costruire sistemi metro-montani (più in generale metro-rurali) dentro i quali si declinano i temi dei servizi territoriali, delle reti del cibo, dei servizi ecosistemici, infine della costruzione (intesa come “ri-cucitura”) di territorio. Un territorio che appunto all’interno ha prodotto sfasature, disconnessioni, grandi polarità con stili di vita urbani, i quali oggi si stanno diversamente ri-configurando.
A che punto siamo dunque nel cammino del fare ricerca? Molta strada è stata fatta dall’inizio. La ricerca alpina è intanto tornata al centro di molte comunità scientifiche di livello internazionale e questo ha favorito la partecipazione a progetti europei, lo sviluppo di temi propri delle aree montane e lo scambio di idee, pratiche, studi da una parte all’altra dell’arco alpino. Molto deve ancora essere fatto a livello nazionale. A fronte di non pochi piccoli e grandi centri o gruppi di ricerca che si sono costituiti, la rete risulta ancora debole. Diverse le iniziative messe in campo per costruire assemblee, forum (la stessa Associazione Dislivelli ha realizzato due edizioni del Forum dei giovani ricercatori), piattaforme… tutte assolutamente lodevoli, molto fragili però i risultati. Questa fragilità non è da considerarsi in maniera banale perché in alcuni casi si riverbera proprio sui temi stessi della ricerca alpina, facendo prevalere alla fine una settorialità poco premiante per la ricerca stessa e per i territori. La ricerca alpina ha bisogno di integrazione tra saperi disciplinari, tra aree territoriali per mostrare la complessità delle problematiche e le tante implicazioni sul territorio. L’Associazione Dislivelli sta guardando ora in questa direzione, rafforzando, laddove possibile, proprio quel rapporto ricerca-comunicazione che permette di arrivare ai territori per una disseminazione fertile di nuove idee e nuove proposte ma soprattutto nuove letture della montagna contemporanea.
Federica Corrado