Un piccolo angolo di Appennino e una casa aperta a chiunque voglia conoscerlo. La curiosità di ascoltare storie e il desiderio di raccontarle. Uno sguardo sensibile sull’infanzia e tanta fiducia nella capacità di meravigliarsi. Mettici poi la convinzione di essere nel posto giusto, una forte propensione al lavoro in rete e un continuo sguardo tra locale e globale – ed ecco riassunti in poche parole 10 anni di Chiocciola la casa del nomade – associazione di giovani che hanno fatto di Pennabilli la propria casa per sperimentare le infinite possibilità di abitare la montagna.
Siamo in un Appennino di confine, a cavallo tra Romagna, Marche e Toscana – in un paese dal nome bizzarro e che forse, proprio per questo, ha attirato nel tempo idee e innovazioni: un festival internazionale di arti performative, 50 anni di mostra dell’antiquariato, 5 musei e un poeta, Tonino Guerra, che lo ha usato come foglio di un quaderno assieme a registi del calibro di Fellini, Antonioni, Tarkovsky e a numerosi artigiani, contadini, maestri. E’ doveroso dunque introdurre un contesto di per sé già fertile, quello in cui Chiocciola la casa del nomade ha messo piano piano radici. Un contesto frutto di una storia millenaria ma anche della visione di alcune, poche persone, che già negli anni ’80 intuirono che la cultura e la bellezza potevano essere uno strumento per contrastare le perdite dell’Appennino e che questo poteva accadere solo con un coinvolgimento attivo degli abitanti.
L’associazione raccoglie oggi più di 20 giovani, molti di loro provenienti da altri paesi e città, accomunati dalla convinzione che mettendosi fortemente in rete si possa creare un luogo adatto ad una crescita personale, professionale e collettiva, mantenendo alta la qualità della propria vita attraverso esperienze e relazioni. Sono giovani che mantengono costantemente il dialogo con il mondo, che quel mondo lo girano continuamente, hanno competenze e professionalità diverse, che hanno una visione sistemica e credono nella forza di mettere in rete persone e idee. Sono giovani che hanno scelto di essere, non una cooperativa di comunità, ma bensì una comunità che coopera – e nel farlo – provano a mettere in discussione i modelli di impresa, di welfare, di reti, di residenzialità – agendo sulla creazione di un “ecosistema” – culturale e umano.
Questo “ecosistema” è un patrimonio immateriale, effimero, liquido, non è possibile crearlo con i piani di sviluppo perché dipende funzionalmente dalle relazioni. E’ basato sul “come” piuttosto che sul “cosa”. Dopo decenni in cui le soluzioni proposte per la montagna sono state basate sull’inserimento di cose (impianti sciistici, musei, alberghi, seconde case, strade, fabbriche, piani di sviluppo ecc.) si è reso evidente che la differenza sta nel come, ad esempio, un museo crea conoscenza, nel come un operatore turistico crea relazioni, nel come un agricoltore o un artigiano evidenziano il valore dei loro prodotti, nel come un residente temporaneo possa essere un elemento che porta innovazione, se ha lo spazio per esprimersi (ed essere così molto più abitante di chi quel paese lo vive tutto l’anno senza consapevolezza). Questo “come” necessita di spazi di ricerca e riflessione comune, dove mettere al centro il senso delle cose, dove mettere in comune stimoli e idee che provengono da altrove. Dove costruire le competenze dei nuovi abitanti: la capacità di dialogo, di visione e di collaborazione, di mescolare sguardi interni e sguardi interni, di fare da ponte con un mondo più ampio, di vedere e alimentare il sistema di connessioni tra le cose.
Tutto questo è ciò che sta cercando di fare Chiocciola la casa del nomade nel conteso di Pennabilli e del territorio più ampio che lo circonda, nella convinzione che la montagna è sempre stata un laboratorio e che lo può essere anche oggi, rispondendo a quel “bisogno di comunità” tipico delle società urbane e globalizzate ben descritto dal sociologo Zygmunt Bauman.
Nel concreto l’associazione è attiva su numerosi progetti, dalla gestione del Museo Naturalistico e Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità fino all’organizzazione di Microcosmi, un programma annuale di iniziative ed eventi nel Parco del Sasso Simone e Simoncello, realizzato attraverso un continuo lavoro di creazione di reti territoriali. È attivo da anni Ogni Scuola è Paese, un progetto di ricerca azione sulle relazioni tra scuola e territorio e dal 2022 si lavora alla costruzione di un patto generazionale tra il Parco Naturale i giovani che lo vivono. Chiocciola la casa del nomade è stata anche incubatore di nuove imprese, tra cui Malafeltro (progetto di valorizzazione del territorio attraverso pratiche ludiche e partecipative) e Selvatica Esplorazioni (progetto educativo rivolto a bambini e ragazzi). Inoltre Chiocciola la casa del nomade assume un ruolo di “nodo” di numerose reti come ad es. Officina Giovani Aree Interne, Itacà-Festival del Turismo Responsabile, Appennino l’Hub.
Ma quell’ecosistema stimolante che permette ad ogni giovane di ritenere strategico abitare e agire in questi territori si genera soprattutto attraverso relazioni informali: uno spazio di co-working che può accogliere ospiti, momenti di condivisione di competenze, supporto a progetti o attività di ognuno, consulenza alla progettazione di bandi o di nuove attività, uno spazio agricolo comune, un forte dialogo con le “aree esterne” e una collaborazione continuativa con la vita del paese. Tutto questo come ulteriore strumento per accelerare le opportunità, lavorative, relazionali, progettuali, di fiducia, di dialogo intergenerazionale che fanno ribadire ogni giorno il si alla scelta di vivere qui.
Roberto Sartor, Co-fondatore di Chiocciola la casa del nomade
www.chiocciolalacasadelnomade.it
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