La mostra – allestita al piano terra e sulla terrazza panoramica – si muove attorno alla dimensione del divenire, nella quale museo, città e territori montani si configurano come entità legate da un rapporto di interdipendenza sempre più evidente.
La parola laboratorio descrive l’approccio adottato dal Museomontagna nell’interpretare il processo di trasformazione della propria identità e della propria visione. Un museo che esce dai suoi confini, come scelta per costruire il suo futuro, la relazione con la città, le comunità e le istanze collettive.
L’esposizione lega tale dinamica con quanto accade nel macro luogo che definiamo montagna, anch’essa mosaico e officina, emblema di opportunità e criticità, luogo sensibile alle modificazioni sociali, economiche e ambientali del tempo, che in parallelo muta “da periferia a laboratorio per modelli di sviluppo che ambiscono a coniugare sostenibilità ambientale e benessere sociale […] che si fa di nuovo centro, fulcro di una serie di processi di ritorno che mettono in discussione l’idea che essa sia […] sempre e necessariamente area svantaggiata” (M. Varotto).

Laboratorio Montagna sceglie il linguaggio dell’arte contemporanea come strumento in grado di attivare visioni speculative sui temi della contemporaneità, di agire da generatore di visioni e di costruire immaginari in dialogo con il mondo reale. L’impianto artistico, scaturito dal confronto con dieci gallerie torinesi, propone le opere di una selezione di artisti da esse rappresentati, la cui ricerca artistica tocca a vario titolo l’universo montano. Con questa scelta, il Museo nazionale della Montagna porta avanti l’intenzione di rafforzare la relazione di dialogo con le realtà artistiche e culturali a livello territoriale.
In parallelo alla narrazione artistica, la mostra restituisce una fotografia aggiornata della montagna mediante una serie di contenuti testuali e video affidati all’antropologo Annibale Salsa e al sociologo Andrea Membretti. Le loro letture forniscono un racconto multifocale sulla montagna del presente. Da un lato si testimoniano le trasformazioni indotte dal tecnocapitalismo mondializzato che cancella tradizioni, economie, biodiversità e si evidenzia come alle tradizionali fragilità del “sistema montagna” (S. Piazza) si sono aggiunte quelle indotte dall’era dell’Antropocene covidico. Dall’altro si argomenta come queste stesse difficoltà siano alla base di un fenomeno di depotenziamento della dicotomia montagne-città, di riconoscimento delle potenzialità ambientali, socio-culturali e produttive dei retroterra montani, nonché della comparsa di nuove forme virtuose di governance delle terre alte.
La necessità di un ripensamento sul come abitare e riabitare la montagna, che oggi si offre al mondo come laboratorio privilegiato nel quale e attraverso il quale ripensare i modelli fallimentari che hanno prodotto la crisi globale, si muove in parallelo alla necessità di rileggere creativamente la sua relazione con il tessuto urbano a valle.
Andrea Lerda

A cura di Andrea Lerda
Con la collaborazione di Andrea Membretti e Annibale Salsa.
Artisti: Lothar Baumgarten / Stefano Cerio / Paolo Cirio / Stefano Comensoli_Nicolò Colciago / Paola De Pietri / Sven Drühl / Elena Mazzi / Arno Rafael Minkkinen / Stefanie Popp / Robin Rhode / Marco Schiavone
In collaborazione con: A PICK GALLERY / Norma Mangione Gallery / Mucho Mas! / Galleria Franco Noero / Noire Gallery / Peola Simondi / Giorgio Persano / Photo & Contemporary / Société Interludio /
Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea