Uncem, nel quadro del miglioramento e della riorganizzazione dei servizi alla collettività nelle aree alpine e appenniniche, ha contribuito negli ultimi anni alle politiche regionali e nazionali con proposte e istanze volte alla ridefinizione anche delle opportunità sanitarie (e socio-assistenziali) nelle valli alpine e appenniniche.
L’analisi e la proposta – da ogni soggetto istituzionale e associativo – sono particolarmente preziose, oggi, in una fase di nuova attenzione per la “medicina territoriale” imposta dall’emergenza sanitaria. E una nuova attenzione per i territori è necessaria. Un “territorialismo” che sappia avere strategie chiare, identificare bisogni e opportunità sulla base di istanze territoriali inserite in un governo della sanità ampio, focalizzato però su una zonizzazione dei bisogni. Ovvero risposte specifiche a necessità specifiche.
Piccoli Comuni, territori alpini e appenninici hanno necessità diverse e bisogni organizzativi differenti rispetto alle aree urbane e alle zone metropolitane. Il superamento della carenza di medici di base e pediatri, nonché la loro presenza nelle alte valli e nei piccoli Comuni, è la prima esigenza per garantire adeguati servizi e corretti “diritti di cittadinanza”. Piano delle cronicità, infermieri di comunità, farmacie dei servizi, elisoccorso per il volo notturno verso elisuperfici adeguate nei Comuni montani, Case della salute, servizi dell’Agenda digitale, trasporti “a chiamata” verso studi medici e centri polifunzionali sono altri punti chiave di una riorganizzazione del sistema nelle zone alpine e appenniniche piemontesi. Così come sono urgenti la revisione degli ambiti dove scegliere il medico di base e i nuovi servizi digitalizzati, telemedicina e teleassistenza.
Dobbiamo agire, anche grazie alle risorse del PNRR, affinché si riducano i “divide” fisici, organizzativi, gestionali che hanno effetto sulla qualità dei servizi ai cittadini. Troppe aree montane – non solo nella parte alta delle valli – sono oggi sprovviste di medici di base. La situazione si complica di anno in anno anche con i pediatri. Non solo non vengono quasi effettuate visite a domicilio, ma vengono molto spesso ridotti fortemente gli orari di apertura degli studi medici nei paesi. Su proposta di Uncem, è stato inserito nella legge nazionale 60-2019 (la conversione del DL Calabria, pubblicata in Gazzetta il 2 luglio) il comma 6 dell’articolo 12, che alla lettera b scrive come sia possibile “prevedere modalità e forme d’incentivo per i medici inseriti nelle graduatorie affinché sia garantito il servizio nelle zone carenti di personale medico nonché specifiche misure alternative volte a compensare l’eventuale rinuncia agli incarichi assegnati”. Questo comma è particolarmente importante e si ritiene si debba dare immediatamente seguito, con gli opportuni incentivi – ad esempio da inserire nel contratto integrativo regionale del Piemonte – tali da configurare l’adeguata presenza di medici e pediatri di base nelle aree montane a garanzia del mantenimento degli standard minimi di assistenza e dei diritti di cittadinanza.
Riteniamo poi sia necessario spingere i medici ad attivare servizi di “prenotazione” delle visite presso gli ambulatori, tramite messaggi e specifiche app, al fine di ridurre i tempi di attesa e agevolare chi lavora e studia. È decisivo configurare le iniziative di riorganizzazione dei servizi sanitari nelle valli alpine e appenniniche all’interno di un più complesso scenario che tenga conto della riorganizzazione anche di altri servizi pubblici di cittadinanza, in primis trasporti, socio-assistenza e scuole. È l’approccio della Strategia nazionale aree interne – che Uncem ha chiesto venga resa stabile e strutturata con un PON nazionale, sulla nuova programmazione europea 2021-2027, così da estenderla a tutti i territori montani – nella quale i servizi di base alle comunità e ai singoli cittadini vengono ridefiniti tenendo conto delle forti connessioni che esistono tra loro.
Così, è impossibile non riorganizzare i servizi sanitari e socio assistenziali senza tenere conto delle reti di trasporto e della mobilità. È un approccio non nuovo, che oggi la Strategia nazionale aree interne aiuta a definire in modo più compiuto, anche guardando a quanto fatto in altre aree pilota nel Paese. Su molti territori, in molte valli alpine, ad esempio stanno nascendo progetti per la costruzione di reti di “trasporto a chiamata” – unito a soluzioni miste di car pooling e car sharing. A oggi vi sono alcuni progetti attivi, come in Valsesia o nelle Valli di Lanzo, che sono indirizzati proprio verso gli ospedali di riferimento, in particolare per terza età e fasce deboli che possono “prenotare i viaggi” a un costo minimo di ogni corsa. Ogni territorio deve poi definire un proprio modello di intervento, specifico e territoriale.
È fondamentale e improrogabile un salto di paradigma culturale nell’approccio ai servizi: da un lato, mai ha avuto senso, e tanto meno oggi, considerare i cittadini semplici “clienti”; dall’altro lato, la risposta alla richiesta di servizi deve trovare risposte innovative, adeguate e specifiche. Solo così si può immaginare un reale e duraturo percorso di sviluppo.
Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte