Emanuela Casti, con Fulvio Adobati e Ilia Negri (a cura di), “Mapping the Epidemic. A Systemic Geography of COVID-19 in Italy”, Elsevier, 2021. 252 pp., 122,50 euro

Il volume pubblicato da Elsevier nella serie Modern Cartography propone un’analisi socio-territoriale dell’epidemia COVID-19 e della sua diffusione in Italia durante la prima ondata (febbraio-giugno 2020) a partire da un’impostazione analitica inizialmente concepita da E. Casti presso il Centro studi del territorio “Lelio Pagani”, condivisa poi con gli altri curatori, F. Adobati e I. Negri ed assunta da tutti gli autori.
Nelle pagine del testo emerge una lettura dell’epidemia formulata grazie al lavoro sviluppato da un gruppo composto da geografi, statistici ed urbanisti dell’Università di Bergamo. Ciononostante, ritengo sarebbe fuorviante ridurre la portata del volume definendolo solo un “prodotto accademico” o pensare che vi si ricostruisca solo la descrizione quali-quantitativa di quanto accaduto. Per quanto utile, una simile operazione avrebbe dato luogo ad un instant book, teso a restituire una sequenza di informazioni e cartografie sulla diffusione del contagio, ma dove gli aspetti di riflessione critica e gli sguardi al futuro avrebbero trovato poco spazio. Al contrario, grazie ai contributi degli autori (oltre ai curatori: E. Consolandi, M. Rodeschini, M. Mazzoleni, A. Ghisalberti, A. Azzini, A. Brambilla, E. Garda, E. Comi) di età, interessi e profili disciplinari molto diversi, è possibile comprendere i fattori che hanno determinato e aumentato le occasioni di contagio superando atteggiamenti assertivi. Infatti, attraverso le analisi di un periodo in cui alla rapida e pervasiva diffusione del virus si sono succedute severe misure di contenimento, è stato possibile identificare quali fossero le variabili spaziali e socioculturali che hanno portato alla rapida crescita dei contagi in aree specifiche del paese e, in particolare, della regione Lombardia. L’assenza del “rumore di fondo” dato dalla sovrapposizione di ondate generate da varianti diverse del virus, dalla mobilità diffusa e pervasiva e dalla intensità delle relazioni sociali, solitamente presenti nelle aree d’analisi, ha permesso di costruire qualcosa che si può assimilare a una fotografia in movimento di una fase specifica della pandemia. In essa e grazie alla proiezione nello spazio di informazioni molto diverse (dati statistici, big data sulla mobilità ed il trasporto pubblico, informazioni sull’inquinamento atmosferico, ecc.), è stato possibile costruire metodologie di lettura, tracciare linee di ricerca innovative e forme di rappresentazione solide. Questi materiali sono stati utili a mostrare con efficacia il succedersi degli eventi e gli impatti delle misure adottate.
Di conseguenza, il volume è un prodotto scientifico complesso e grazie all’articolato equilibrio fra testi, dati statistici e cartografie che lo compongono, si presenta al contempo come atlante, raccolta di saggi tematici, compendio metodologico e strumento di monitoraggio e valutazione delle politiche adottate su scala nazionale e locale. Al suo interno, le diverse tesi formulate dagli autori o assunte dalla narrazione pubblica fornita dai media durante la finestra d’analisi degli eventi sono state dimostrate, problematizzate o smentite.
La decisione di proporre questa lettura a un pubblico internazionale grazie all’utilizzo della lingua inglese ed alla scelta di Elsevier come editore ha rappresentato un ulteriore aspetto di sfida da parte degli autori. Tale scelta impone la necessità di raccontare e rendere partecipi lettori stranieri di un territorio poco descritto a livello globale ma del quale sono state prodotte descrizioni spesso miopi da parte della stampa nazionale ed internazionale e che la ricerca ha saputo discutere e riorientare.
Il libro ha una struttura basata su un’introduzione, sei capitoli e una conclusione. Nella prima sezione si pongono le basi teoriche e le domande di ricerca con cui si sono confrontati i diversi autori nei capitoli 1-6. In essa, si pone in luce la necessità di descrivere lo spazio attraverso una mappatura riflessiva attraverso cui individuare le fragilità territoriali su cui agire per contrastare la pandemia.
Nel primo capitolo la discussione attraversa le scale di analisi proposte e passando attraverso la scala continentale, nazionale e regionale, progressivamente si avvicina al territorio della Val Seriana come ambito del focolaio più grave d’Europa. Tale condizione è rimarcata anche nel secondo capitolo, dove le riflessioni sono sostenute da un’analisi statistica sulla mortalità nel territorio nazionale e regionale. I successivi contributi di A. Ghisalberti ed E. Casti (Cap. 3) indagano il tema della mobilità e le pratiche sociali dentro un quadro comparativo fra la Lombardia e lo scenario europeo. Tale operazione ha evidenziato la reticolarità dei contatti e delle interazioni sociali che hanno influenzato la diffusione dell’infezione, e l’emergere di condizioni critiche che si segnalano come fattori di rischio (trasporto pubblico collettivo, concentrazione di persone, ecc.). Allo stesso tempo, F. Adobati ed A. Azzini (Cap. 4) hanno approfondito la relazione tra livelli di inquinamento dell’aria e l’intensità e la gravità del contagio territoriale. Il quinto capitolo approfondisce le dinamiche di diffusione virale e affronta i fattori territoriali che hanno facilitato il contagio, ad esempio gli eventi sportivi o culturali, e l’impatto che il sistema centralizzato di assistenza alla persona e di gestione dei servizi sanitari ha avuto nella inefficace gestione del controllo del virus nella prima ondata epidemica. Infine, il sesto capitolo riassume le misure di contenimento del contagio adottate dalle istituzioni europee e le loro declinazioni su scala locale. Tale indagine permette di tracciare una prudente valutazione dell’efficacia di alcune misure e apre al tema della governance dei fenomeni descritti e su come questa necessiti di un adeguato supporto di conoscenza dei territori.
Nelle conclusioni si discutono i risultati raggiunti dallo studio, dove emerge la vulnerabilità sociale e territoriale degli attuali modelli di vita e dove si auspica un loro ripensamento sulla base delle fragilità che questa ricerca ha messo in luce.
Ho definito “necessaria” la lettura geografica portata avanti da questo volume nel titolo di questa rassegna perché credo che attraverso di esso emerga chiaramente che – come ha affermato T. Virchow, a sua volta citato da B.H. Levy e dai curatori nel loro commento iniziale – “la pandemia è un fenomeno sociale che coinvolge alcuni aspetti medici”. La dimensione sociale della diffusione del COVID-19 ha di conseguenza una stretta relazione sia con gli aspetti fisici del territorio – le sue rugosità e i suoi sistemi insediativi – e con le pratiche d’uso e dell’abitare lo spazio dei suoi abitanti. Pertanto, la lettura geografica proposta aiuta i lettori a capire come e in che misura i caratteri di determinati territori abbiano favorito o limitato l’insorgenza, il decorso, l’intensità e la gravità del contagio. Da questo approccio, informato, aggiornato ed orientato all’interpretazione, emergono tre aspetti che mi spingono a motivare e suggerire la lettura del volume:
·      la possibilità di leggere le dinamiche del contagio attraverso un pattern reticolare, che ripercorre la struttura del territorio analizzato e che mette in tensione aspetti spaziali e pratiche sociali grazie a trattamento dei dati, metodi di mappatura e letture interpretative non convenzionali;
·      la necessità di uscire dagli approfondimenti costruiti sulle strutture istituzionali e/o approcci settoriali praticati dagli enti e dalle istituzioni chiamate a governare il fenomeno pandemico e che, si dimostra nel volume, non collimano con le scale e le dimensioni dinamiche in corso;
·      la speranza che attraverso le letture multilivello e multidisciplinari proposte sia possibile estrarre apprendimenti che possano supportare in futuro i decisori pubblici e gli amministratori nello sviluppo di azioni incisive e di lavorare sui fattori di rischio che hanno permesso un rapido diffondersi del contagio e limitato l’efficacia delle azioni tese ad arginarlo.
I ricercatori nel campo della geografia, della statistica e degli studi urbani sono solo una parte del pubblico a cui è destinato questo libro. Credo che a questi dovrebbero aggiungersi gli amministratori e tutti i membri della policy community chiamata a ripensare le forme di vita, lavoro e movimento attraverso i territori e assicurarne una maggiore qualità della vita, salubrità e benessere.
Mario Paris