Giorgio Daidola, Marmolada bianca, Edizioni del faro 2021, 108 pp, 15 euro
Giorgio Daidola, torinese di nascita e trentino di adozione, scrive un omaggio alla “sua” amata Marmolada, in inverno. Amante dello sci a tallone libero fin dai lontani anni ’80, con cui ha girato i quattro angoli del mondo, scivolando, tra le altre, giù dalla cima centrale dello Shisha Pangma, con i suoi 8027 metri di altitudine, Giorgio non ha mai perso quello “ski spirit” di cui è ambasciatore, riuscendo a godere ogni giorno della possibilità di poter sciare sulle montagne di casa lontano dalle mode e dai rumorosi caroselli. Lo ha fatto per oltre 50 anni sulle pendici della Regina delle Dolomiti, che oggi vuole omaggiare attraverso un racconto a puntate del viaggio senza tempo attraverso itinerari, storie e accadimenti che lo hanno visto protagonista nella famosa area dolomitica. Una raccolta dei suoi scritti, “mai così tanti su una montagna”, che partono dagli anni ’70 e attraversano il tempo per arrivare ai giorni nostri. Perché Giorgio Daidola continua imperterrito, ancora oggi, a frequentarla, raccontando di progetti scellerati che rischiano di cancellarne il fascino, caduta di slavine che ne modificano la fisionomia, ma soprattutto della sua grande bellezza, in tutte le stagioni dello sci. Sale con le pelli o, fino a pochi anni fa, con la vecchia cestovia di Pian dei Fiacconi, per scendere leggero disegnando arabeschi sulle nevi immacolate, lontano dalla città in montagna. Perché come dice l’autore “la Marmolada rimane l’indiscussa Mecca di uno sci senza età. Ossia lo sci del futuro”.
Maurizio Dematteis