“Antipasti und alte Wege” (Antipasti e antichi sentieri), la pubblicazione che negli anno 90 ha connesso la Val Maira al Nord Europa, con un mix di cultura materiale e natura in un ambiente tanto fascinoso quanto poco sfruttato, è riuscita a lanciare una forma di turismo dolce in Piemonte che vede sempre più estimatori. «Vent’anni or sono la Val Maira era più conosciuta a Berlino che in Italia», commenta Andrea Chiappello, che dopo 7 anni di gestione del rifugio Campo base ad Acceglio, a luglio 2020 ha aperto in una frazione di Stroppo un’attività con la moglie Angelica, destinando all’accoglienza e alla ristorazione un’ala della loro casa fresca di restauro. Angelica è anche tra le fondatrici della cooperativa l’Ape Maira, fondata 5 anni fa da 4 donne, che gestisce a Stroppo un piccolo negozio e un bistrot.
La coppia ha una bambina di 5 anni, che frequenta a Stroppo la scuola materna paritaria. Per le famiglie che risiedono in montagna o che intendono stabilirsi nelle terre alte la presenza di servizi scolastici è un requisito fondamentale e decisivo. Ne erano certi i promotori dell’azione sostenuta in Val Maira e Val Grana dalla Strategia Nazionale Aree Interne. Un progetto che, pensando al futuro e all’arrivo di nuove giovani famiglie, prevedeva di concentrare in un’ex caserma di proprietà del Comune di Prazzo tutte le scuole della valle, dalla materna alle secondarie di primo grado. Ora l’offerta formativa comprende una scuola per l’infanzia paritaria e una scuola primaria a Prazzo e una media inferiore a Stroppo, 16 km più a valle, con annesso convitto per i ragazzi.
«L’obiettivo non era solo costruire una scuola, – spiega Roberto Colombero, già sindaco di Canosio e ora presidente di Uncem Piemonte -. Volevamo costituire un polo di attrazione per tutta l’alta valle, concentrando alcuni servizi essenziali: scuola, ambulatorio medico, dispensario farmaceutico. Un luogo per la comunità, che potesse offrire anche residenze agevolate per chi lavora in valle e per gli stessi insegnanti, che vanno incentivati a stabilirsi in questo territorio. Il sogno proseguiva con l’idea di aprire un centro dell’artigianato e degli antichi mestieri occitani».
Purtroppo di questo progetto tocca parlare al passato, perché con l’ultima tornata elettorale, nel 2019, l’orientamento delle amministrazioni è cambiato. Niente più plesso scolastico unico. I sindaci hanno deciso di modificare l’accordo di programma, che era già stato approvato e firmato da tutte le parti in causa: l’Unione Montana Valle Maira, di cui Roberto Colombero è stato presidente fino a maggio 2019, la Regione Piemonte e il Governo centrale. Ora l’idea è costruire una piccola scuola primaria a Prazzo, che tuttavia non sembra più essere una priorità per le amministrazioni e l’Unione Montana. I fondi, 11 milioni di euro tra risorse europee e nazionali, devono essere spesi e rendicontati entro il 2023.  A tutt’oggi non c’è alcun progetto operativo, e il rischio è che le risorse vadano perse.

Il consorzio turistico
La Val Maira dunque non si discosta da un diffuso malcostume italiano, che si manifesta con il prevalere di piccoli interessi locali su una prospettiva di ampio respiro territoriale. Scelte che confermano la grande fragilità nell’attivare e spendere nei tempi stabiliti i fondi europei, utilizzati in media solo al 30 per cento, come sentiamo ripetere spesso in questo periodo, in relazione al Next Generation UE e in generale a tutti fondi europei.
Oltre ai pionieri e ai visionari, il tassello fondamentale dei progetti di rigenerazione della val Maira è il Consorzio Turistico, che raduna circa 130 operatori, in una valle che ha circa 2000 residenti. I visitatori pagano una tassa di soggiorno: 1 euro al giorno che ha permesso in questi anni di attivare una promozione turistica complessiva del territorio con proposte di ogni genere, dal trekking all’alpinismo.
«Prima della pandemia qui si contavano circa 100mila visitatori all’anno. La scorsa estate, con la riscoperta forzata del turismo di prossimità, si sono registrati gli stessi numeri del 2019 malgrado l’assenza degli stranieri – spiega Valentina Scigliano, responsabile marketing del Consorzio -. Alla domenica poi, da fine giugno a metà settembre, c’era tanta gente come non s’era mai vista da queste parti. A causa del Covid tante famiglie e coppie, anziché scegliere mete più blasonate hanno scoperto le Alpi occidentali. Ogni volta che le restrizioni legate al Covid sembrano allentarsi – continua Valentina – iniziano ad arrivare richieste per lo sci alpinismo, anche da parte di chi non l’ha mai praticato e chiede informazioni sugli itinerari più semplici e sul noleggio dell’attrezzatura. La novità sono gli utenti locali, sia per lo scialpinismo che per le racchette da neve e lo sci di fondo, tendenza che ci lascia ben sperare per il  futuro. Siamo nel pieno della stagione per lo scialpinismo, ma se le temperature continueranno a rimanere così elevate temiamo che presto non ci saranno più le condizioni, mentre l’attività con le racchette da neve potrà durare un po’ di più. Continua intanto la forte richiesta di case in affitto per l’estate: a chi viene qui però spieghiamo subito che non ci sono i servizi offerti da altre mete alpine. Qui si viene per assaporare la montagna senza fronzoli, per quello che è».
Claudia Apostolo