I ghiacciai delle Alpi Giulie tra Italia e Slovenia si sono ridotti in 150 anni del 96% in volume e dell’82% in area, e solo negli ultimi 30 anni la riduzione di area è stata del 70% circa.
Sembra la rassegnata consapevolezza che una storia importante sia finita, così come lo sono le vicende umane. E di fatto questa ha tutti i connotati per essere definita una vicenda umana, dal momento che la graduale ed inesorabile riduzione e scomparsa dei ghiacciai delle Alpi orientale come quello della Marmolada è un’evidenza indiscutibile. In soli 10 anni, tra il 2004 ed il 2014, si è ridotto in volume del 30%, mentre la diminuzione areale è stata del 22% con una diminuzione nello spessore medio del ghiacciaio, distribuita su tutta la sua superficie, di circa 5 m. Il suo spessore medio nel 2004 era infatti di 18 m con spessori massimi di 50 m, nel 2014 era di 12.9 m con spessori massimi di 40 m. La sua geometria ed ipsometria (ossia le percentuali di superficie del ghiacciaio che si trovano a quote differenti) si sono profondamente modificate. L’area di ablazione ad esempio, è mutata passando da un profilo longitudinale chiaramente convesso ad uno ormai concavo ma in particolare in alcune annate estive l’area di ablazione coincide con l’intera superficie del ghiacciaio. Ricordiamo invece che un ghiacciaio “sano”, alla fine dell’estate dovrebbe avere ancora il 67% della sua superficie coperta dalla neve dell’inverno precedente.
Stessa sorte, con sottili differenze, è quella riservata in pratica a tutti i circa 3900 ghiacciai delle Alpi, indotta, come è noto, dal riscaldamento di origine antropica al quale, finora, la civiltà umana non sembra voler concretamente porre freno. La montagna sta cambiando, non lentamente o impercettibilmente, come siamo abituati ad immaginare cambino i vecchi come lei, ma lo sta facendo rapidamente, ferita e apparentemente con poche difese di fronte all’agire di una comunità mondiale che, solo a parole, si rende conto di quanto la sua impronta sia diventata pesante e indelebile, ma che nei fatti fa poco per arginare il suo impeto distruttivo e ingombrante.
I ghiacciai delle Alpi, quelli almeno al di sotto dei 3500 m, sono ormai già persi. Fantasmi presenti di un clima che non c’è più e che permetteva, fino solo a 30 anni fa, la loro silenziosa e maestosa sopravvivenza.
Renato Colucci, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Comitato Glaciologico Italiano