A farla tutta ci vorrebbero dai 40 ai 60 giorni, a seconda delle gambe e delle bici ovviamente, ma è più probabile che chi opta per una vacanza lungo la Ciclo-Via dell’Appennino individuerà un tratto del percorso da pedalare per una o due settimane. Un tratto qualsiasi, compreso fra gli oltre 2600 chilometri che separano la Bocchetta di Altare (Sv), dove nascono gli Appennini, da Alia (Pa), nel Parco delle Madonie, e che corrono toccando uno dei luoghi più affascinanti e densi di storia del nostro Paese.
L’idea di collegare con un percorso ciclo-turistico lungo strade a basso traffico questi territori è venuta tre anni fa a Enrico Della Torre, giovane assessore del Comune di Gaggio Montano, piccolo centro dell’Appennino Bolognese a pochi passi dalla Porrettana e da Pavana, il paese di Francesco Guccini, il cantore forse più poetico degli appennini. «In realtà l’idea nasce già nel 2014 su scala ridotta – racconta Della Torre – quando con Confcommercio Bologna provavamo a sviluppare un progetto su scala provinciale. Ma ci rendemmo presto conto che sarebbe stata una proposta troppo debole. Da qui l’idea di fare dell’intero territorio appenninico un’unica grande destinazione turistica». La prima proposta fu presentata al G7 Ambiente che si tenne a Bologna nel giugno del 2017. Un paio di mesi dopo il primo vero tour con le staffette e il tricolore. «Non avevamo ancora chiaro il da farsi, – continua Della Torre – ma dopo le prime due o tre tappe ci convincemmo rapidamente che dovevamo disegnare quell’itinerario che sarebbe diventata la via d’accesso slow al territorio dell’Appennino, la chiave e anche la motivazione per entrare in luoghi che altrimenti sarebbero restati ai margini di qualsiasi idea di sviluppo. C’era un gran parlare di sviluppo della montagna, ma le idee erano tante e confuse: si parlava contemporaneamente di impianti sciistici e di parchi, di eventi eno-gastronomici e di promozione turistica, ma in maniera molto generica. Quando arrivammo con la nostra proposta di Ciclo-Via fu come se avessimo finalmente indicato la via giusta, o almeno quella più concreta e realizzabile».

Il 2018 è stata l’occasione per rifare il tour con Omar Di Felice, campione italiano di ultracycling che l’ha percorso in 11 giorni e per perfezionare i passaggi burocratici con i Ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture e Trasporti e le 14 regioni interessate dall’itinerario. Ancora un tour nel 2019 che avrebbe perfezionato il percorso e coinvolto, insieme a Legambiente, tutti gli amministratori locali in uno scenario di forte sostenibilità del progetto, con la firma dell’impegno da parte di tutti a diventare Plastic free.
La storia di questi ultimi mesi si concentra sicuramente su uno dei passaggi fondamentali per la fruibilità della Ciclo-Via, ovvero l’individuazione dell’itinerario definitivo e la segnaletica dell’intero percorso. A breve dovrebbero partire le gare per l’affidamento del lavoro di definizione del percorso, un percorso dal punto di vista amministrativo particolarmente laborioso perché prevede di realizzare una gara per ciascuna delle 43 tappe della Ciclo-Via. «Abbiamo scelto la strada forse più parcellizzata, ma che ci consente – afferma Della Torre – maggiore economicità con microincarichi su scala comunale, o poco più, affidati a chi conosce meglio il singolo territorio. A ciascun tecnico o gruppo di tecnici verrà richiesto sostanzialmente di revisionare il percorso scegliendo il miglior itinerario di strade secondarie a basso traffico che collega due Comuni che segnano l’inizio e la fine di ciascuna tappa». 43 gare per arrivare alla fine a segnalare il percorso definitivo della Ciclo-Via più lunga del Paese, quella “dell’Italia che non ti aspetti”, come recita il sottotitolo sul sito del progetto, attraverso 26 parchi regionali e nazionali, oltre 300 Comuni con storie, tradizioni e prodotti tipici, dal pesto ligure ai pistacchi di Bronte. Una straordinaria varietà di paesaggi e di prodotti che ritrova unitarietà proprio grazie a questa linea che ne unisce i diversi punti. «È strano – ci racconta ancora Della Torre – come all’inizio di questa storia non ci fosse da parte di tanti amministratori la percezione di appartenere a un territorio unico. Come se gli Appennini fossero tanti e separati fra loro, soprattutto come se ci fosse un Appennino con la A maiuscola che correva dal centro al nord Italia, e poi altri territori compresi fra Campania e Sicilia che non erano considerati Appennini, né loro si percepivano tali».

Con il procedere del progetto si è data forza all’idea di un sistema unico, un progetto che unisce l’Italia e riesce anche, paradossalmente, ad avvicinare il mare all’entroterra, perché niente avvicina più i luoghi dello sguardo che dalla cima di una montagna abbraccia l’orizzonte.
Con l’apposizione della segnaletica potrebbe dunque vedere la luce la prima vera Ciclo-Via di lunga percorrenza del nostro Paese, l’ultima arrivata fra i grandi percorsi su due ruote. «Le caratteristiche del percorso – continua Della Torre – ci hanno impedito di rientrare nei parametri individuati per le Ciclo-Vie del Sistema Nazionale. Avevamo pendenze troppo elevate che in sostanza ci dicevano che l’Appennino non era un territorio ciclabile. In realtà abbiamo dimostrato il contrario».
Il successo della Ciclo-Via è anche dovuto all’esplosione del fenomeno e-bike che ha di fatto reso pedalabili territori che prima non lo erano. Con le bici a pedalata assistita anche i saliscendi degli Appennini diventano praticabili e soprattutto percorribili da fasce di popolazione nuove, gli anziani e anche qualche adulto non particolarmente dotato atleticamente. L’e-bike è arrivata giusto in tempo per addolcire i paesaggi appenninici e dare ancora più successo a un progetto condiviso che in definitiva suggella «un patto d’amicizia per lo sviluppo di questi luoghi. In fondo – conclude Enrico Della Torre – è stato facile lavorare con tanti amministratori locali con i quali già dopo pochi minuti dal primo incontro si era entrati in confidenza». Ora ciascuno di loro è diventato un ambasciatore di tutto il progetto e sa bene che per andare lontano conviene pedalare insieme.
Sebastiano Venneri

Info: http://appenninobiketour.com/