Roberto Dini, Luca Gibello e Stefano Girodo, “Andare per rifugi”, Il Mulino, 144 pagine, 12 euro

I rifugi sono sentinelle e molte altre cose: crocevia di incontri, posto di riparo, punto di arrivo e partenza, centro di interpretazione, sfida architettonica e scuola di educazione e formazione. Oggi il rifugio è il simbolo dell’abitare e custodire i territori disabitati, eppure carichi di valenze naturali e sociali. Chi non li frequenta non se ne rende conto, ma nel rifugio nascono molti progetti e relazioni, non solo tra i compagni di cordata. Una volta il rifugio era la casa degli alpinisti, un luogo iniziatico, austero e carico di premonizioni, oggi è solo una casa comune, ma speciale che più non si può.
Roberto Dini, Luca Gibello e Stefano Girodo, architetti e alpinisti, animatori dei Cantieri d’alta quota, li pensano e li visitano da anni interpretandoli come testimoni della memoria storica e sfide di sostenibilità contemporanea. Con un racconto agile e piacevole ci accompagnano in un viaggio storico, geografico, alpinistico e architettonico attraverso i rifugi che hanno segnato il territorio e l’immaginario, dalle tenere costruzioni ottocentesche alle recenti “astronavi” di vetta. Perché il rifugio presidia la montagna, ma è luogo esso stesso.
Enrico Camanni