Il toponimo “Gran Paradiso” non ha in realtà attinenza con il paradiso. Ma è fuor di dubbio che tale denominazione abbia contribuito ad arricchire di fascino queste montagne a cavallo fra Piemonte e Val d’Aosta. A renderle così attrattive. E con molta probabilità abbia contribuito anche alla nascita del Parco.
Un parco naturale, il primo in Italia. Correva l’anno 1922. Fra un paio di anni saranno 100. Un secolo, di vita non certo agevole. Le “100 candeline” saranno occasione di festeggiamenti. Insieme al fratello abruzzese si organizzerà di tutto un po’. Convegni vari, si spenderanno molte parole. Sarà anche occasione di ragionamenti sul futuro. Sui prossimi 100 anni, del parco non solo. Momenti di riflessione sul rapporto fra Uomo e Natura. Per i credenti, sul rapporto fra Uomo e resto del Creato.
Si parlerà di Limite. I “limiti allo sviluppo” di cui parlò Aurelio Peccei fin dagli anni ’60 del secolo scorso. Non era un “ambientalista” Peccei, ma le sue riflessioni non andarono oltre una stretta cerchia di avveduti.
I parchi naturali sono nati per porre un limite. Nella società tecnologica del “non limit” suona quasi eversivo, terroristico. Un limite vuol dire fermarsi, non andare oltre. Ma ci sono limiti accettati (il semaforo rosso) e altri no.
In un secolo il concetto di parco è cambiato, si è evoluto in sintonia con i tempi. Nel 1922 il concetto di “sviluppo sostenibile” era di là da venire. Oggi è un mantra. Oggi c’è convergenza sul fatto che i parchi naturali sono strumenti per costruire un diverso sviluppo. O meglio, un diverso futuro. Strumenti per dare una possibilità al futuro umano.
“Give future a chance”, per dirla con John Lennon. Il futuro dipende anche dai limiti che Homo sapiens saprà imporsi. Un limite allo sfruttamento dissennato delle risorse naturali.
Rivoluzione culturale cercasi (per dirla con il Grande Timoniere).
I parchi naturali servono anche a questo. La creazione di cultura ambientale è un loro compito essenziale. Ed ecco allora una proposta il cui scopo è appunto la “creazione di consapevolezza”: istituire nel territorio del parco una Montagna Sacra.
Una Montagna Sacra per tutte le genti e per tutte le fedi. Una montagna sulla quale l’uomo si impegna a non salire mai. Si impegna ad accettare un limite. Non per una regola imposta ma per un impegno comune e condiviso.
Una Montagna Sacra nel Gran Paradiso. Simbolo di pace fra Uomo e Natura. Per dare una possibilità al futuro.
Toni Farina