In Valle d’Aosta, fino ai primi del ‘900, la segale era pressoché l’unico cereale coltivato. In seguito la sua produzione è stata quasi completamente abbandonata a favore di mais e grano nelle zone che consentono un’agricoltura più meccanizzata. Ogni villaggio aveva un suo forno comunitario. Ai primi di dicembre, questo forno veniva acceso e le famiglie preparavano, a turno, il pane per tutto l’anno. Per conservarlo, il pane veniva essiccato per essere poi bagnato nell’acqua o nel latte al momento del consumo. Quello dell’accensione del forno era un momento dalla forte valenza comunitaria, in cui si riaffermava la coesione sociale grazie a riti come quello del passaggio da una famiglia all’altra della pasta madre da utilizzare per far lievitare l’impasto. I forni comunitari valdostani sono stati utilizzati almeno fino agli anni ’60.
La Festa de lo pan ner nasce nel 2015 su iniziativa del Bureau ethnographique et linguistique della Regione e nell’ambito del programma di cooperazione territoriale transfrontaliera Italia-Svizzera (Alcotra) da un lato per recuperare i tanti forni di villaggio e dall’altro per ravvivare una tradizione ancora molto sentita nella regione. Ne è prova il fatto che ben 48 comuni della Valle d’Aosta, e uno stuolo di volontari parteciparono a questa prima edizione. Da allora, la partecipazione ha continuato a crescere e la Festa del pane nero è diventata un momento di accoglienza e condivisione anche con i turisti del pane e di questa preparazione così importante per le comunità valdostane.
Rendere omaggio alla tradizione del fare il pane nei forni comunitari non ha tuttavia significato cristallizzarne le caratteristiche in un determinato momento storico, bensì rispettarne e favorire la naturale evoluzione che è propria di ogni tradizione viva. Così l’evento valdostano prevede, sì, un premio per il miglior pane nero, ma anche un concorso dedicato a chi parte dalla tradizione per proporne varianti creative.

In Valle d’Aosta il pane nero ha permesso di generare presenze turistiche in un periodo altrimenti di bassa stagione senza tuttavia ridursi a uno spettacolo a uso e consumo dei visitatori. La chiave di questo successo sta nella partecipazione delle comunità locali, coinvolte sin da subito nella decisione delle attività di valorizzazione da intraprendere e dei limiti da porsi. Le attività che si svolgeranno in ogni comune sono definite assieme ai soggetti a vario titolo coinvolti, dai volontari agli albergatori, cosicché è possibile trovare la soluzione più adatta alla singola comunità.
L’esperienza valdostana ha messo in evidenza che il pane nero, raffermo e non, è un patrimonio di tutto l’arco alpino, per quanto ogni area presenti un’organizzazione differente rispetto alla sua produzione. In Val Camonica (BS), ad esempio, il pane veniva fatto circa ogni due settimane con modalità che differivano da un paese all’altro: in alcuni paesi fare il pane era un affare unicamente “di famiglia”, in altri una famiglia era custode del panetto di pasta madre e chi voleva fare il pane si recava a prenderne un pezzetto, impastava e restituiva sempre alla stessa famiglia due panetti dell’impasto per la panificazione delle altre famiglie nei giorni successivi. In alcuni il pane era al centro di momenti religiosi, in cui veniva benedetto e distribuito ai presenti o ai forestieri.
Così, nel 2016, alla Valle d’Aosta si sono uniti la Val Camonica, in Lombardia, la Valle Antrona, in Piemonte e la Valposchiavo, nel cantone svizzero dei Grigioni. Grazie al progetto AlpFoodway co-finanziato attraverso il programma Alpine Space nel 2018 Lo pan ner diventa la festa dei pani delle Alpi, coinvolgendo anche l’area dei Bauges e la regione Gorenjska della Slovenia nel nome del pane di segale. Ciò non ha significato solo unire le forze dal punto di vista promozionale o porre tutte le attività sotto uno stesso marchio, ma anche incrociare le tradizioni e le esperienze attraverso occasioni di confronto e incontro. I volontari dei Bauges hanno partecipato nel 2017 all’evento in Valle d’Aosta e i colleghi valdostani sono poi stati ospiti della prima Fête aux fours nel 2018.

Grazie all’entusiasmo dei valdostani e a una corretta mediazione tra gli interessi in gioco, Lo pan ner ha potuto raggiungere alcuni obiettivi davvero straordinari: consolidare il senso di comunità intorno al patrimonio alimentare legato alla segale, valorizzare questo retaggio culturale, generare risorse per il territorio e costruire  ponti tra i paesi alpini e far emergere elementi di un’identità condivisa.
Marta Geri