Siamo ad Ormea, comune montano dell’Alta Valle Tanaro in Provincia di Cuneo, ultimo avamposto piemontese lungo la Strada Statale 28 che conduce dal basso Piemonte alla Riviera Ligure di Ponente. Circondata dai boschi e da cime che spesso superano i 2000 metri – il Monte Mongioie, seconda cima del gruppo delle Alpi Liguri, arriva a quota 2630 metri – il grosso borgo montano è stato fin dall’ottocento un punto di riferimento come luogo di villeggiatura montana. Oggi se si percorre “La Balconata di Ormea”, tracciato di 40 chilometri di sentieri e mulattiere che attraversano 24 borgate, si incontrano frazioni flagellate dallo spopolamento, a tratti ancora vive, dove talvolta opera un piccolo rifugio, ma soprattutto il bosco che avanza inesorabile, in abbandono dopo secoli in cui aveva dato da mangiare e di che scaldarsi a generazioni di montanari. Mi è capitato di parlare con un anziano ormeese che ha passato tutta la vita su queste montagne; alla domanda del perché ci fossero così tanti grossi alberi lasciati a terra a marcire, mi disse che un loro utilizzo non avrebbe un ritorno economico, che il costo degli operai e dei mezzi sarebbe troppo alto e il trasporto troppo difficoltoso.
E questo è solo in parte vero, perché in questo contesto problematico è riuscita a nascere, alla fine del 2000, “Calore Verde”, una s.r.l. i cui soci sono il Comune di Ormea per l’80% e la società privata Egea di Alba per il restante 20%, costituita allo scopo di fornire alla popolazione locale un servizio di teleriscaldamento, utilizzando le risorse boschive locali. Con la realizzazione della centrale termica a biomasse e della rete di teleriscaldamento gli impianti sono entrati in funzione ad ottobre 2001 e da allora viene fornito calore tutto l’anno alle utenze collegate. Con diversi ampliamenti, nel corso degli anni si è arrivati un’estensione dei tubi che portano calore con acqua calda  capace di servire circa 600 utenze, pari quasi alla metà della popolazione residente nel centro storico di Ormea.

Nel frattempo nel 2003 nasce il Consorzio Forestale “Monte Armetta”, che raccoglie un gran numero di soci proprietari di terreni boschivi alla destra orografica del Tanaro. Ancora un volta il ruolo del comune di Ormea è fondamentale: con una convenzione conferisce al Consorzio la gestione del patrimonio boschivo delle sue aree di proprietà, che sono attualmente il 97% dell’intera superficie boschiva del Consorzio stesso. Con la clausola che l’utile del Consorzio deve essere reinvestito in opere ed interventi aventi come finalità la valorizzazione del patrimonio boschivo. In questo modo il comune di Ormea riesce a gestire il patrimonio boschivo unendo allo sfruttamento a fini produttivi ed energetici del legname ricavato la tutela e valorizzazione ambientale del territorio.

Le attività del Consorzio Forestale e della società che si occupa della gestione della centrale a biomasse vanno quindi di pari passo. Il Sindaco Giorgio Ferraris, sempre in prima linea per la valorizzazione delle risorse locali, spiega: «la società “Calore Verde” acquista il cippato interamente dal Consorzio e dalle piccole aziende della valle, a 6 euro al quintale. Il costo della materia potrebbe essere minore se venisse importata dalle grosse aziende fuori valle, ma in questo modo si sostiene la filiera locale e l’economia della vallata creando posti di lavoro e sinergie tra i vari settori della filiera stessa». Il bilancio della società riesce a mantenersi in attivo, seppur senza grossi margini, e la centrale che produce il calore è controllata dal punto di vista  dell’abbattimento delle emissioni inquinanti.

L’esempio virtuoso di Ormea potrebbe essere un modello per molti altri comuni alpini e appenninici. Anche se, avendo una Scuola Forestale sul proprio territorio, il comune della Valle Tanaro è sicuramente supportato grazie ai corsi specifici per la formare di personale del settore e alla consulenza di professionisti come Piero Bologna, Presidente del Consorzio Forestale Monte Armetta, che ricopre l’incarico di professore presso la Scuola Forestale stessa.
«Abbiamo in progetto di estendere la rete del teleriscaldamento alla zona attorno alla Scuola Forestale, lungo la Statale 28  – conclude Giorgio Ferraris -. Inoltre il Consorzio si sta allargando alla vendita dei pali di castagno per le vigne, un mercato in espansione nelle colline delle Langhe. Infine collaboriamo con alcuni progetti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino e con la locale cooperativa “La volpe e il mirtillo” che gestisce l’accoglienza dei richiedenti asilo, con cui è stato avviato un progetto di riqualificazione dei castagneti a scopo produttivo alimentare». Oggi nel piccolo Comune di Ormea sono stati recuperati 30 ettari di castagneti, un ulteriore tassello per il completamento della filiera del legno dell’Alta Valle Tanaro.
Alessandro Collet