«Oggi Rifugiati in rete sta rivedendo i possibili scenari futuri. Facciamo incontri periodici di verifica e coordinamento tra strutture di accoglienza, parliamo della gestione dei CAS residui, in proroga fino a giugno 2019, ma che molto probabilmente andranno poco alla volta chiudendosi, alla luce dei nuovi bandi, soprattutto se questi privilegeranno l’accoglienza alberghiera all’integrazione. Poi vedremo».
Dalle parole di Nicola Mellano, Presidente della Cooperativa Fiordaliso e rappresentante del “Contratto” tra cooperative di accoglienza denominato “Rifugiati in Rete”, si capisce che in Provincia di Cuneo, come nel resto del Paese, oggi tira aria di smobilitazione per alcuni progetti, alla luce delle nuove normative contenute nel Decreto Sicurezza approvato dal Consiglio dei Ministri a settembre 2018.
«Eppure in seguito a questi cambiamenti oggi Rifugiati in rete ha ancora più senso – rilancia Nicola Mellano -, perché si sono costruite prassi operative consolidate che vanno valorizzate. Il nostro ruolo diventa fondamentale per il riconoscimento dei diritti umani negati e per gestire quello che succederà sul territorio. I sindaci, di tutti i colori, si troveranno a dover fare i conti con persone che fino a ieri erano regolari e che sono diventate irregolari. Aziende con assunti che perderanno i diritti, mediatori a contratto che non potranno più lavorare. E parliamo di numeri notevoli, perché il 35% circa degli accolti in Provincia di Cuneo aveva un riconoscimento umanitario, che non vale più. Solo il 5% potrà accedere agli SPRAR. Gli altri si divideranno tra “persone a spasso” e irregolari». E poi c’è il problema di chi all’interno dei progetti ci lavorava. Perché non tutti potranno mantenere il loro impiego: «Dal punto di vista lavorativo ci stiamo attrezzando per valutare i possibili scenari in termini di ricaduta occupazionale con le associazioni di categoria. Molte delle nostre realtà dovranno ad esempio licenziare educatori qualificati per assumere infermieri o portieri notturni, come richiesto dal nuovo bando».

Rifugiati in rete, tra le pratiche interessanti proposte ai partecipanti delle aule di Migliora, nasce nel 2015 per promuovere le collaborazioni tra gestori di progetti di accoglienza in Provincia di Cuneo. Tutto comincia a fine gennaio 2014, quando vengono pubblicate le graduatorie degli enti locali italiani ammessi alle risorse del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR). Un passo importante che vede il nostro Paese impegnarsi sul tema di rifugiati e richiedenti asilo, mettendo in campo risorse e strumenti dedicati. Eppure, per almeno un anno, in Provincia di Cuneo non si candida nemmeno un’amministrazione pubblica delle 247 esistenti, nonostante vi siano progetti di accoglienza di realtà del privato sociale sul territorio, alcuni attivi addirittura dal Piano Emergenza Nord Africa del 2011.
In questo clima di apparente disinformazione e indifferenza in realtà alcune delle associazioni del territorio si attivano dal basso per misurare il fenomeno e creare reti di collaborazione. Tutto comincia con un finanziamento della Cassa di risparmio di Cuneo in favore della Cooperativa sociale Fiordaliso di Fossano, che nel 2014 avvia una ricerca sul tema dell’accoglienza contattando tutte le realtà impegnate nel campo dei rifugiati e richiedenti asilo e radunandole attorno a un tavolo. Gli incontri periodici continuano nel corso del 2014 per condividere strategie comuni e ottimizzazioni i servizi, e nel 2015 le realtà aderenti danno vita a un “Contratto di rete”: nasce così l’avventura di “Rifugiati in rete”.

Nel frattempo nel corso del 2015 c’è un vero e proprio boom dei progetti di accoglienza straordinari CAS in Provincia di Cuneo, il numero degli accolti sale e il network di Rifugiati in rete si amplia. Sempre nello stesso anno viene aperto il primo progetto SPRAR grazie all’adesione del comune di Carmagnola (in provincia di Torino ma gravitante in gran parte sul territorio di Cuneo) e Mondovì. In pochi mesi Rifugiati in rete, grazie al suo impegno costante, viene vista come interlocutore ufficiale da parte di Prefettura, amministrazioni pubbliche, Asl, Agenzie del lavoro, Forze dell’ordine e di tutte le altre realtà coinvolte nei processi di accoglienza sul territorio. «L’evoluzione del sistema di accoglienza della migrazione forzata in Provincia di Cuneo nei suoi vari aspetti e nelle differenti sfaccettature – spiega Nicola Mellano, presidente della Cooperativa Fiordaliso e rappresentante di Rifugiati in Rete – ci ha portato a riflettere in maniera corale su significato e modalità di accoglienza, sugli aspetti di tutela e difesa dei diritti fondamentali dell’uomo, ma anche sulle sfide nella valorizzazione dei percorsi di accoglienza ed integrazione e sull’impatto di questi ultimi sui territori locali. Tutto questo necessitava di una governance forte e coesa, che potesse condividere linee e principi di una “buona accoglienza”, in uno scambio permanente volto al miglioramento continuo dei processi e dei percorsi che territori tanto diversificati stavano affrontando con modalità di accoglienza ed integrazione altrettanto differenziate. Per questo è nato il Contratto Rifugiati in rete».
Oggi le realtà aderenti a Rifugiati in rete ospitano circa 150 persone nei CAS e sono gestori dei due Progetti SPRAR attivati in Provincia di Cuneo per un totale di 413 posti, con progetti che coinvolgono gran parte del territorio provinciale. Vengono pianificati incontri di verifica e coordinamento periodici e sono state create equipe miste di personale proveniente da diverse realtà cooperative che operano su alcuni bacini territoriali differenti: cuneese, fossanese, albese e saluzzese, ciascuno con un coordinatore attento a uniformare le prestazioni e costruire identità. «Anche con le Vallate alpine si era ipotizzata un’accoglienza diffusa per 36 ospiti in Valle Grana e 32 in Valle Stura – continua Nicola Mellano – a riprova del fatto che la montagna e le vallate sono state comunque investite in maniera massiccia dal fenomeno dell’accoglienza».

Ma proprio nelle vallate alpine, così come nel monregalese ed in altre zone della Provincia di Cuneo, l’esistenza di progetti CAS molto pesanti, alcune volte problematici in termini di impatto, ha rappresentato un limite all’espansione del modello di accoglienza diffusa fatta di piccoli numeri e di coinvolgimento delle comunità. Alcuni territori, alpini, secondo il Presidente della cooperativa Fiordaliso, sono infatti rimasti “scottati” da queste esperienze. «L’idea di Rifugiati in rete era quella di creare uno SPRAR specificatamente dedicato alle valli alpine – continua Nicola Mellano – ma purtroppo oggi il vento politico è cambiato, e alcune amministrazioni hanno preferito adottare un’impostazione più prudente, anche a causa delle elezioni imminenti di questa primavera. Inoltre facciamo sempre più fatica a trovare alloggi e strutturare disponibili, tanto che ci troveremo costretti a ridurre i posti previsti nelle Valli, implementando le accoglienze diffuse nelle città, il tutto concertato con l’Ente Capofila Comune di Cuneo. Molte persone che ci avevano messo a disposizione gli alloggi da affittare si sono ricredute, anche alla luce di esperienze di accoglienza non positiva e non concertata vissuta nei territori a loro afferenti».
Infine il Decreto sicurezza, che impone una rivoluzione del sistema di accoglienza faticosamente creato da Rifugiati in rete: «Nel corso del 2019 dovremmo ripensare a cosa vogliamo essere o diventare – conclude il responsabile – in coerenza con i percorsi effettuati finora, ripensando alle fragilità e alle vulnerabilità (tratta, MSNA, fragilità sanitarie o psicologiche) che continueranno sempre più a caratterizzare i flussi della migrazione forzata (pensiamo a quanto succede in terra libica). Avvieremo pertanto una stagione di revisione interna avvalendoci anche di consulenti esperti».
Maurizio Dematteis (articolo pubblicato su www.formazione-migliora.it)