Le Alpi rappresentano una straordinaria espressione del capitale naturale che abbiamo a disposizione e dal quale traiamo numerosi benefici. La crescente domanda di natura tra i frequentatori della montagna è riconoscimento esplicito di tale giovamento. Stupisce tuttavia come la natura assuma significati differenti, sia laddove si debbano elencare gli elementi componenti il capitale naturale sia quando si vogliano riconoscere azioni di tutela e salvaguardia.
Tra chi svolge attività in montagna, in modo occasionale o stabile, a fini produttivi o ricreativi, c’è sempre la percezione di essere utile alla natura e attento all’ambiente: lo è il turista escursionista, che ritiene la sua pratica pienamente sostenibile, lo è l’allevatore, che si presenta come figura di presidio del paesaggio, e persino il cacciatore che vanta conoscenze e competenze dettagliate nella buona gestione della fauna alpina. Con approccio di parte, a ognuno saremmo in grado di riconoscere la correttezza della propria posizione, ma, in un contesto ecologicamente fragile come le Alpi, sono i limiti della natura a essere condizionanti.

Le minacce provengono dalle pressioni esagerate, in termini numerici o per intensità dell’impatto, a scala locale e a scala globale. Ad esempio, l’eccesso di frequentazione è uno dei principali problemi per le politiche di conservazione della natura nei parchi naturali, mentre la chiusura di piccole attività economiche può essere la causa di un definitivo abbandono delle medie valli e della cura minuta del territorio, a fronte di aree che anche in montagna risultano densamente urbanizzate e disturbate.
I diffusi e accesi dibattiti scaturiti dal ritorno dei grandi carnivori o per la recente approvazione del decreto sulla gestione forestale hanno evidenziato, con forti prese di posizione per entrambi le parti, l’attuale grande interesse per i temi di governance del capitale naturale. La complessità degli ambienti alpini richiede un approccio multidisciplinare e inclusivo delle differenti visioni.
Occorrono competenze ampie per la comprensione dei sistemi territoriali e figure dedite alla divulgazione naturalistica e all’interpretazione dei paesaggi alpini, forse opportunità di nuove professionalità. Gli stessi imprenditori agricoli e turistici, che promuovono pratiche sostenibili in territori montani, devono potenziare le funzioni di interfaccia culturale ed essere capaci nel trasmettere saperi locali e conoscenza del territorio al fine di sostenere nei visitatori approcci consapevoli e responsabili.
Le associazioni che a vario titolo si occupano di montagna, e in particolare Cipra a livello internazionale per l’arco alpino, sono contesti privilegiati per discutere problemi e sfide della montagna, per integrare proposte e per favorire la partecipazione pubblica alle politiche di sviluppo sostenibile e di conservazione della natura. Opportunamente informati e coinvolti, anche dalla pianura e dalle città si può fare molto per la montagna. È la doverosa attenzione per i servizi ecosistemici che le Alpi ci mettono a disposizione.
Dino Genovese