Enrico Camanni, “Verso il nuovo mattino. La montagna e il tramonto dell’utopia”, Editori Laterza 2018, pp. 242, euro 18

L’ambiente dell’alpinismo diventa la cartina di tornasole dei cambiamenti sociali degli ultimi 50 anni in Europa. Si comincia dai contestatori del Nuovo Mattino, negli anni ’70, che partono ad ariete per demolire regole e stereotipi dell’alpinismo eroico, aprendo la montagna al piacere, a nuovi stili di vita, a materiali e abbigliamento alleggeriti. Nel giro di pochi anni però gli “alpinisti-filosofi” vengono travolti dal cambiamento, superati da una fase storica in perenne accelerazione, che porta il Nuovo Mattino verso una deriva sportiva del tutto inaspettata: ancora irriverenza, ma proiettata verso la velocità, le tecniche spettacolari e la sicurezza. E siccome la fretta è sempre cattiva consigliera, gli sportivi di montagna degli anni ’80 e ’90 pur conservando la rilassatezza del Nuovo Mattino, come accadeva nel resto della società occidentale di quegli anni, perdeva gli ideali, la fantasia, e nel caso specifico dell’alpinismo, si spegneva quella componente “dell’avventura dietro la porta di casa” caratteristica dei ragazzi degli anni ’70 in nome dell’omologazione delle falesie, più tardi definitivamente sostituite dalle pareti artificiali.
Una storia del nostro passato recente raccontata attraverso gli occhi di un testimone privilegiato, un professionista dell’informazione di lungo corso passato attraverso le acque tumultuose della trasformazione di un giornalismo alpinistico amatoriale che si faceva professionale, in seguito “cannibalizzato” dal commerciale. Enrico Camanni parte dall’esperienza vissuta alla Rivista della Montagna, dove lavorava alla “sgrossatura” di un giornalismo appassionato e amatoriale, per poi raccontare la sua “scommessa patinata” della rivista Alp, che vince e che porta avanti per anni grazie al “triangolo dell’obbedienza”, strana alchemia degli anni ’80 che vedeva ai vertici i professionisti della scalata, gli sponsor e i giornali specializzati, legati da un vincolo di reciproca necessità. Poi il triangolo si sfascia perché gli sponsor appiattiscono i giornali specializzati e ingabbiano i professionisti della scalaat, e siamo ad oggi.
Maurizio Dematteis