«Da tre mesi a questa parte ne passano dai 10 ai 15 al giorno. Scendono alla stazione di Oulx, prendono la corriera per Briançon e si fermano a Claviere. Attendono il buio e si incamminano accanto alla pista da fondo per entrare in Francia. Il rischio è che qui diventi la nuova Ventimiglia».

Non usa giri di parole Paolo De Marchis, sindaco di Oulx, per raccontare la nuova rotta dei migranti che dall’Italia vogliono raggiungere il territorio francese. Tutto è cominciato dalla chiusura di Ventimiglia, quando piccoli gruppi di persone hanno cominciato a salire in treno fino a Bardonecchia per poi tentare il passaggio dal Colle della Scala (vedi anche https://goo.gl/SF68ce). Poi le abbondanti nevicate di fine gennaio hanno sbarrato la strada che da Bardonecchia risale la Valle Stretta per passare il Colle e scendere in Francia. E i migranti, con l’aiuto dei passeur, hanno immediatamente individuato un’altra via di uscita da un sistema di accoglienza che non riesce a dare loro le risposte cercate. Si tratta di Claviere-Monginevro, una via meno pericolosa, addirittura con la pista battuta per i numerosi turisti amanti della “neve firmata”, che oggi si trovano gomito a gomito con i migranti neri provenienti dall’Africa subsahariana, in un contrasto di vestiti e colori su sfondo bianco che sembra un quadro naif.

«Arrivano in treno a Bardonecchia – racconta Roland Djomeni, mediatore culturale presso il minuscolo centro di accoglienza che il Comune di Bardonecchia, insieme a Re.Co.Sol., la Rete dei Comuni solidali, e con il supporto della ong Rainbow4Africa ha allestito in stazione -. Dopo aver raccolto informazioni telefonicamente tornano alla stazione di Oulx per poi salire a Claviere». Gli ultimi che hanno accolto erano un gruppo di 10, arrivati direttamente da un grosso centro di accoglienza della Sicilia, con numeri di telefono, informazioni e soldi in tasca. Conoscevano bene l’esistenza del piccolo centro di Bardonecchia, nato da poche settimane, perché il tam tam fa presto a passare attraverso gli smartphone, e vi hanno passato la notte prima di ripartire verso la Francia, verso un sistema di accoglienza che chissà se sarà migliore o peggiore del nostro? Ma intanto tra parenti e amici francofoni qualcuno magari che ti dà una mano lo trovi. Salvo poi ritrovarsi per strada a Parigi, Lione o Marsiglia, come sta purtroppo succedendo a molti.
«Cerchiamo di spiegare ai migranti che sarebbe meglio rimanere in Italia ad attendere l’esito della loro domanda di accoglienza – continua Roland Djomeni, mentre il collega Moussa Kalil scuote il capo -, per poi potersi spostare legalmente, senza rischi per loro e per le loro famiglie». Sia ben chiaro, gli operatori tengono a sottolineare che il centro di Bardonecchia non trattiene nessuno, cerca semplicemente di informare e convincere le persone che vi giungono a non rischiare la loro incolumità con un attraversamento clandestino della frontiera. In mezzo, tra il lavoro degli operatori umanitari e i migranti in fuga, ci sono le polizie, quella italiana e quella francese, che recentemente hanno avuto degli attriti per i sistemi, pare, troppo sbrigativi dei francesi e per l’atteggiamento, si dice, troppo blando degli italiani nei confronti dei migranti clandestini. «Certe sere sembrano non esserci controlli e passano in tanti – racconta un commerciante di Claviere, che chiede di mantenere l’anonimato –, altre volte li fermano tutti. Non si capisce secondo quale logica». E forse logiche sottostanti non ce ne sono, semplicemente le polizie dei due paesi investiti dal nuovo flusso si barcamenano in attesa che i rispettivi paesi prendano posizione a riguardo.

Resta il fatto che da gennaio 2018 si è aperta una nuova strada attraverso il Colle del Monginevro per i migranti senza documenti in regola, e passano giovani ganesi, maliani ma anche siriani. Passano intere famiglie, mamme con bambini. «Abbiamo aperto un tavolo di confronto tra i sindaci della Valle di Susa e la Prefettura di Torino – racconta ancora il sindaco Paolo De Marchis – perché siamo preoccupati di come stanno andando le cose, e non sappiamo quando andrà via la neve cosa succederà. A luglio si riaprirà di nuovo la via del Colle della Scala, e i passeur lo sanno». Da Torino il passaggio transfrontaliero costa sui 200 euro, dalle altre regioni dai 300 ai 400. E c’è qualcuno che ipotizza che possa esserci l’interesse della malavita organizzata italiana e francese.

«Negli ultimi quattro giorni sono passati dal Monginevro in 120 – spiega Roland Djomeni -, in sei mesi siamo a oltre 2000 passaggi». E gli operatori spiegano che viene rimpatriato appena un 10% di quelli che passano, direttamente dalla Gendarmerie francese, che arriva ogni sera con una o due camionette di servizio per scaricare i clandestini sul piazzale davanti alla Stazione di Bardonecchia.
Il problema secondo i mediatori Roland Djomeni e il collega Moussa Kalil è l’inefficienza del sistema di accoglienza italiano, che non dà prospettive alle persone accolte. «Tanti ragazzi giovani arrivano dai grossi centri di accoglienza del centro, del sud o dell’est Italia», spiegano. Sono stati parcheggiati per mesi, senza la possibilità di lavorare o imparare la lingua italiana, in attesa di una risposta dalle commissioni che devono valutare il loro diritto di avere un permesso per poter rimanere sul territorio nazionale. Molti perdono la fiducia nel sistema italiano, altri cadono in depressione. E quando un connazionale si avvicina prospettandogli un passaggio in Francia per poche migliaia di euro, loro accettano la nuova sfida pur di uscire da una situazione di apatia che li sta lentamente annientando.
Maurizio Dematteis