Paola Giacomini, “Sentieri da lupi”, Blu edizioni, Torino 2017. 248 pagine con illustrazioni, 16 euro.
Il lupo è un simbolo, evidentemente, ma anche una chiave di lettura delle Alpi contemporanee. Almeno lo diventa in questo bel libro di Paola Giacomini, che attraversando l’arco alpino con la fedele cavalla Isotta non ha trovato neanche una persona insensibile al tema del carnivoro. Anzi. Il mondo delle Alpi è quasi spaccato in due parti, tra chi odia il lupo perché vive di pastorizia e chi lo vorrebbe santificare perché è bello, buono e necessario.
Il lupo ha acceso lo scontro tra chi vive la montagna ogni giorno e chi semplicemente la difende, forse idealizzandola, immaginandola diversa: un grande laboratorio di biodiversità e convivenza ecologica nel cuore della vecchia Europa.
Il lupo è un catalizzatore di contraddizioni. Porta un messaggio ancestrale e modernissimo. Ci dice che esiste la natura primitiva e che siamo in grado di annientarla, lo facciamo ogni giorno, tagliando un pezzo di noi. Perché noi siamo natura.
Da questione ecologica è diventato questione ideologica. Visto da sinistra il lupo è un simbolo di libertà, visto da destra è un impostore. Visto da sinistra il difensore del lupo è un uomo di pace, visto da destra il giustiziere del lupo è un uomo d’ordine. Ma il lupo non mangia solo gli ungulati, sfoltendo i capi in eccesso, il lupo mangia anche le pecore. E allora ecco il problema: come giustificare le pecore sbranate dal lupo? Nasce la contraddizione e ogni risposta diventa interessante. L’autrice le raccoglie tutte, con talento giornalistico oltre che narrativo. E poi ci racconta le Alpi come sono veramente. Oggi, non nelle cartoline d’epoca.
Enrico Camanni