G. Dematteis, F. Corrado, A. Di Gioia. E. Durbiano, L’interscambio montagna città. Il caso della Città Metropolitana di Torino. Franco Angeli, Milano, 2017, pp. 141, con tabelle
Il libro, che esce nella serie “Terre Alte” curata da Dislivelli, sintetizza i risultati della ricerca Intermont, condotta dall’Associazione tra il 2015 e il 2017, rivolta a indagare in modo sperimentale cosa significhi per una città avere alle spalle un vasto territorio montano e come esso viva la vicinanza alla grande città pedemontana. L’area di studio è la Città Metropolitana di Torino, un territorio emblematico che conta 150 comuni tra montani o parzialmente tali (su 315 totali), che occupano il 60,5% della superficie territoriale metropolitana.
Il volume è diviso in due parti: la prima, ad opera di G. Dematteis e A. Di Gioia, presenta l’analisi quantitativa dei flussi di persone, beni, servizi, denaro e informazioni e la valutazione economica degli scambi in cui si manifesta la complementarietà tra montagna città, permettendo di individuare le interdipendenze tra i due territori e la loro possibile evoluzione. La seconda, ad opera di F. Corrado e E. Durbiano, esamina invece le premesse concettuali e gli strumenti di pianificazione strategica e di governance che possono avvicinare città e montagna in un rapporto di partenariato e di cooperazione coerente con gli indirizzi della politica di coesione europea.
Per quanto riguarda i principali flussi lo studio evidenzia l’importanza degli interscambi basati sulle risorse montane: idriche, minerarie, agro-silvo-pastorali, forestali; i movimenti pendolari per lavoro e quelli per la fruizione di beni e servizi urbani da parte dei residenti in montagna; i servizi per le imprese; il movimento turistico della popolazione urbana; alcuni servizi eco-sistemici tra cui quelli “culturali” (estetici, ricreativi, simbolici, ricreativi) offerti dall’ambiente montano. In totale la montagna fornisce ogni anno alla città beni e servizi per 1,3 miliardi di euro, mentre paga 1,6 miliardi i beni e servizi forniti dalla città. Ma la tesi del libro è che il deficit potrebbe ridursi o anche annullarsi con il miglioramento dei rapporti di complementarietà tra i due territori, soprattutto attraverso un miglior utilizzo e una maggior valutazione di risorse naturali come l’acqua o delle produzioni agro-silvo-pastorali. Se migliorassero i rapporti di complementarietà la popolazione e le imprese montane potrebbero ridurre il numero e quindi i costi degli spostamenti in città, mentre le entrate del turismo potrebbero aumentare con un utilizzo più diffuso e consapevole delle risorse ambientali e paesaggistiche. Infine il rafforzamento dell’economia montana derivante da questa possibile evoluzione avrebbe effetti positivi sull’occupazione e la crescita demografica. La conclusione della prima parte del libro è che l’eredità novecentesca del rapporto di dominanza e dipendenza della città con la sua periferia montana possa e debba essere riequilibrato, trasformandolo in un rapporto di partenariato.
Nella seconda parte del libro viene tracciata una possibile strada per realizzare questo miglioramento dei rapporti di complementarietà tra la montagna e la città. Si parte dal presupposto che la montagna non può essere distinta dalla città solo in base ai suoi caratteri fisico-geografici, in quanto ciò che consideriamo montagna o città dipende in larga parte dai modi di agire e di pensare dei soggetti, dalle loro pratiche e dalle esperienze del loro vissuto quotidiano. Bisogna passare dall’idea della montagna e della città come due blocchi contrapposti a quella di un assemblaggio di parti, anche eterogenee, che possono cooperare al benessere complessivo del sistema metropolitano e al suo posizionamento competitivo in Europa e nel mondo. E infine viene proposta una governance metropolitana in cui il confine tra queste due realtà, si trasforma da margine a saldatura. Per permettere questo passaggio, e tracciarne possibili strade, il libro presenta la comparazione degli statuti di tre città metropolitane con retroterra montani: Torino, Genova e Bologna. Alcuni casi significativi di pianificazione strategica: Cuneo, Provincia di Belluno, Valle d’Aosta, Alto Canavese. E l’esperienza francese dei Contract de Pays. Quanto emerge viene messo a confronto con i risultati di interviste condotte in profondità presso alcuni Amministratori locali della Valle di Susa, relativamente alla loro percezione del rapporto con la metropoli torinese, le loro valutazioni sui nodi cruciali di questo rapporto e l’indicazione degli interventi che possono renderlo più equo e reciprocamente vantaggioso.
La lettura di questa parte suggerisce l’idea che montagna e città cominciano oggi a guardarsi con occhi diversi, attenti ai valori e alle opportunità che possono derivare da un interscambio di conoscenze, prodotti, servizi, esperienze, stili di vita, basato sul riconoscimento di una reciproca “centralità”. E queste tendenze spontanee, se sostenute da politiche adeguate, potranno in futuro concorrere alla coesione territoriale e alla costruzione di una comune identità metropolitana.
Il volume è corredato da una ricca bibliografia e da un’appendice di dati statistici.