Le aree rurali e montane si confrontano in modo crescente con significativi mutamenti demografici. Mentre nel passato lo spopolamento era considerato la principale caratteristica di queste regioni, negli ultimi decenni si è verificato uno spostamento nella bilancia demografica delle aree rurali non solo austriache ma dell’intera Europa occidentale, incluso lo spazio alpino, nella direzione di una crescita tendenziale dell’insediamento di immigrati stranieri nelle zone rurali e montane.
Rispetto al caso austriaco, la figura 1 mostra i movimenti migratori causati dalla migrazione internazionale e interna, evidenziando la necessità di differenziare tra le varie componenti di questo fenomeno.

Saldi demografici su 1.000 persone, 2002-2015 p.a

Fonte: STATcube, calcolo dell’autore

La migrazione internazionale è caratterizzata da un saldo positivo per tutti i tipi di regione, in particolare rispetto alle regioni prevalentemente urbane ma anche per quelle rurali vicine alle città e per quelle rurali periferiche. Sull’altro versante, invece, la migrazione interna offre un’immagine abbastanza divergente, con tutte le aree rurali che mostrano tassi di crescita negativi. Considerando l’impatto sullo sviluppo complessivo della popolazione, questo significa che l’immigrazione internazionale compensa la perdita di popolazione nelle regioni rurali/montane.
La diversità sociale all’interno delle comunità rurali aumenta in conseguenza dei flussi migratori dall’estero, un fattore che in passato è stato largamente considerato come una minaccia alle tradizioni locali e alle identità regionali ma che invece è anche da valutare nel suo potenziale di innovazione per lo sviluppo territoriale.
Se le statistiche ci forniscono una panoramica generale relativamente alla direzione e alle caratteristiche d’insieme dei fenomeni migratori, è importante nel contempo indagare gli aspetti qualitativi della vita di tutti i giorni e i processi di inclusione degli immigrati, anche rispetto alle opportunità e agli ostacoli che incontra la costruzione di “comunità accoglienti”.
Un primo e importante passo verso la percezione attiva dei migranti come (nuovi) cittadini, nella direzione di smontare diffidenze reciproche, è la costruzione di una “cultura dell’accoglienza”. A lungo in passato era diffusa la convinzione che i nuovi abitanti dovessero provvedere da sé ai propri bisogni, senza l’aiuto di servizi specifici ad essi dedicati. Allo stesso modo, ci si aspettava che essi provvedessero da soli alla propria inclusione sociale, rafforzando le loro competenze linguistiche e raggiungendo individualmente obiettivi sociali ed educativi. Oggi invece si va diffondendo in modo crescente tra i portatori di interesse rurali un’attitudine più aperta e valorizzante nell’ambito dei servizi comunitari, di solito combinata con un corrispondente approccio proattivo verso i nuovi arrivati. L’interesse rispetto al miglioramento della situazione a livello locale è evidenziato dal crescente numero di iniziative di “integrazione”. Ma le strutture appropriate per fornire informazioni, supportare reti e offrire sostegno sono in molti casi ancora del tutto assenti, oppure si basano su progetti di breve durata.
Dal momento che le risorse finanziarie nelle comunità rurali/montane sono perlopiù limitate, solo il passaggio ad un livello più elevato, come quello regionale, potrebbe raccogliere e collegare tra loro gli sforzi comunitari oggi dispersi. Molti elementi di una “cultura dell’accoglienza” potrebbero essere collocati ad un livello sovra-municipale, come, ad esempio, una controparte ufficiale per le problematiche relative all’inclusione, che agisca come punto di offerta di un servizio e come mediatore tra i diversi bisogni dei nuovi arrivati e dei locali (includendo il tema dell’abitare e della casa, e quindi la mediazione tra i residenti); oppure corsi di lingua “a bassa soglia”, reti di assistenza linguistica, gruppi di interpreti a cui le municipalità possano attingere per i propri bisogni; o, ancora, mappe dell’accoglienza in diverse lingue, adattate alle necessità regionali, feste di benvenuto e serate pubbliche dedicate ai nuovi abitanti, ecc. Questi sforzi potrebbero rappresentare una prima pietra miliare per ridurre lo stress di un rapporto sociale che spesso si caratterizza per la presenza di “barriere di mentalità” che ancora ostacolano l’inclusione di differenti gruppi di popolazione e che conducono alla separatezza tra diverse sfere di vita.
Non è solo il numero crescente di singole iniziative a dare l’impressione che ci sia un bisogno su scala regionale rispetto a questa tematica. La lezione appresa dalla competenza che hanno sviluppato i portatori di interesse locali e regionali rende chiaro che la crescente consapevolezza per i molteplici aspetti della questione integrativa è un imperativo per l’azione di sviluppo territoriale. Questo comporta un cambiamento di prospettiva, da un approccio orientato al deficit ad uno che si focalizza invece sulle potenzialità di cui sono portatori i migranti. Un manager territoriale su scala regionale può agire infatti come un soggetto neutrale che mette insieme diversi interessi individuali, che spaziano dagli attori giovanili ai fornitori di servizi di interesse pubblico, ecc.
Se le tematiche dell’inclusione dei migranti vengono incluse nell’ambito delle strategie di sviluppo regionale e di implementazione progettuale, si può dare avvio ad un processo di lungo termine che incoraggi una nuova definizione del ruolo dell’immigrazione straniera, contribuendo così ad accrescere l’attrattività delle regioni rurali/montane come spazi di vita e di lavoro.
Ingrid Machold, Bundesanstalt für Bergbauernfragen (Vienna)

Questo articolo si basa sulla relazione dell’autrice, intitolata “Welcoming communities: a means to recognize the potential of immigrants in rural regions of Austria”, presentata al 16° congresso della European Society for Rural Sociology (ESRS), 18-21 agosto 2015, tenutosi ad Aberdeen. La traduzione dall’inglese è stata effettuata da Andrea Membretti.
Il contributo si basa sui seguenti rapporti di ricerca:
Machold, I., Dax, T., Strahl, W. (2013): Potenziale entfalten. Migration und Integration in ländlichen Regionen Österreichs. Forschungsbericht Nr. 68 der Bundesanstalt für Bergbauernfragen. Wien. 168 Seiten.
Machold, Ingrid, Dax, Thomas (2014): Migration und LEADER. Entwicklungsinitiativen in ländlichen Regionen. Abschlussbericht der Bundesanstalt für Bergbauernfragen. Dezember 2014. Wien. 19 Seiten.