Se ne parla. Se ne è parlato e discusso lassù, in alta Valsesia. Ma non solo: la questione è uscita dalla valle per diventare elemento di confronto anche quaggiù, in pianura. Le ragioni ci sono tutte: la problematica “piste agro-silvo-pastorali” in montagna è stata di recente oggetto di animate controversie dovute soprattutto all’ipotesi (ripeto: ipotesi, non progetto, le cose sono molto diverse) di realizzare una pista nell’integro Vallone di Sea, in Val Grande di Lanzo.
I fautori di queste opere, in gran parte amministratori e relativi amministrati locali, sostengono che le piste sono fondamentali per rivitalizzare l’economia della montagna: non si può pretendere che gli alpigiani si sobbarchino centinaia di metri di dislivello a piedi per salire agli alpeggi. I detrattori, in gran parte utilizzatori della montagna a fini ludici (banalizzo), sostengono che si tratta in gran parte di mere speculazioni (prendere soldi finché ci sono per dare un po’ di lavoro alle ditte di movimentazione terra). Opere realizzate in economia e spesso soggette a rapido degrado, con il risultato di depauperare il tesoro costituito dall’ambiente montano, questo sì in grado, se ben conservato, di rivitalizzare l’economia montana. Molti fatti documentati danno loro ragione: sbancamenti e frane, strade che finiscono nel nulla, sentieri (definiti “patrimonio” dalla legge regionale) rovinati e impercorribili.
La controversia è stata fin qui insanabile, molto ideologica, soprattutto data la mancanza di un’analisi seria e oggettiva dei costi-benefici di queste opere. Occorrerebbe una seria pianificazione dell’ente regione (che sarebbe anche il suo compito istituzionale) in grado di evitare il “giorno per giorno”, la casualità, l’eccessivo localismo.
In questo ambito generale la questione “strada per Otro” è paradigmatica, riassume molto bene i fattori in gioco. E anzi ne pone di nuovi. Chi ha frequentato questo splendido angolo di Valsesia e ne conosce le peculiarità e la storia, sa di cosa parlo.
Otro, “l’alpeggio del socialismo reale”
La curiosa definizione è di Ennio Fanetti, ex presidente del consorzio pastorale del vallone. Prende spunto dalle norme che regolavano la gestione del pascolo fino agli anni ’50 del secolo scorso. Norme che, grazie a una rotazione predeterminata sulle aree di pascolo, consentivano a tutti in consorzisti di sfruttare a turno le zone migliori. Par condicio, insomma.
Ennio Fanetti non vive più ad Alagna e in una lettera aperta del dicembre 2016 ha definito la strada per Otro “un’inutile assurdità”.
Nella lettera Fanetti afferma: “Otro così com’è, senza strada, compete e supera altre località alagnesi fornite di strada. Questo vuol dire che non bastano solo aspetti strutturali, sono convinto anzi che con la strada tutto questo rischierebbe di svanire in breve venendo a mancare il giusto stimolo di mettersi alla prova. Le strade non sempre fanno miracoli come si vuol far credere, anzi a volte sono deleterie e controproducenti per dove e come sono fatte…”
Parole accorate che hanno fatto breccia nella mente (e nel cuore) di molti consorzisti: nell’assemblea straordinaria indetta il 28 gennaio per “deliberare in merito alla possibilità di accedere a contributi per la realizzazione di una strada trattorabile di collegamento Alagna-Otro” ben il 79 % dei presenti ha detto “no”.
Un “no” giunto a seguito di “lunga e animata discussione” (dal verbale dell’assemblea) e motivato dalla preoccupazione di veder svanire l’integrità di questo splendido vallone valsesiano. Luigi Dematteis, Quaderni di Cultura Alpina: “Il versante a solatio della Valle di Otro è uno dei più bei comprensori pastorali alpini”. Un’affermazione impegnativa, avvalorata però dall’autorevolezza dell’autore. Otro è un mondo a sé, non intuibile dal fondovalle e discosto dalle funivie del Monterosa Ski con la loro confusione. Attori stabili in una scenografia rimasta in buona misura inalterata sono i villaggi con le tipiche abitazioni walser alagnese, tutelate da un opportuno vincolo architettonico. Una scenografia che, inevitabilmente, sarebbe compromessa con l’apertura di una pista nel bel bosco di conifere dove sale la mulattiera da Alagna.
Ma non di solo paesaggio si tratta. L’attuale Consorzio di Otro e Pianmisura (l’alpeggio a mezzora di cammino dai villaggi) è oggi composto da un centinaio di membri. Oltre a pastori, agricoltori e antichi proprietari, in parte residenti ad Alagna e in parte altrove, sono oggi consistenti le new entry formate da persone che hanno acquistato una casa in abbandono e l’hanno sistemata a uso turistico. Una casa Walser a Otro è oggi uno “status symbol, ed è singolare il fatto che il valore dell’immobile sia accresciuto dal fatto di trovarsi a un’ora e mezzo di cammino dall’auto…”
Un dialogo difficile
La proposta di partecipare ai bandi PSR (Piano di Sviluppo Rurale) per la realizzazione della pista è giunta al consorzio dal Comune di Alagna.
Immediata si è aperta la discussione e, immediata, nell’alta valle, è stata la formazione di due fronti contrapposti. Il fronte del “sì”, minoritario fra i membri del consorzio, adduce motivazioni evidenti, ovvie, collegabili alla maggior comodità e all’eliminazione di una serie di disagi logistici.
Gran parte di questi disagi sarebbero tuttavia eliminabili soltanto realizzando un’opera ben diversa dall’ipotizzata trattorabile, soggetta al degrado dovuto alla morfologia del terreno che separa il vallone dal fondovalle, assai impervio, esposto agli inevitabili dissesti che un pista priva delle adeguate opere a supporto determinerebbe. In sostanza sarebbe necessaria una vera opera stradale, per la quale occorrerebbero risorse ingenti, ben superiori a quelle previste nei bandi PSR.
Considerando che ad agevolare oggi i trasporti è già in funzione una teleferica e che per i trasporti e pesanti, quali i lavori di ristrutturazione dei fabbricati, è utilizzato l’elicottero, in alternativa alla pista è stata ipotizzata la rimessa in funzione della funivia attiva fino a metà degli anni ’70 e chiusa a seguito di un incidente. Altra soluzione prospettata la costruzione di una cremagliera, sul modello di quelle in uso nelle Cinque Terre per il trasporto dell’uva.
Secondo i detrattori, le risorse utilizzate per la pista potrebbero essere più opportunamente impiegate per aggiornare i laboratori di caseificazione, sistemare l’acquedotto, cercare destinazioni per il patrimonio costituite dalle case dell’Unione Alagnese.
Ma al di là delle varie alternative, le proposte dei “fautori del no” sono dettate dalla necessità di tutelare il patrimonio naturale e storico racchiuso nel Vallone d’Otro. Consultati sull’argomento, la gran parte dei nuovi frequentatori di Otro sostiene che anche una semplice pista trattorabile rischierebbe di compromettere in modo irrimediabile l’unicità del luogo e il suo fascino legato anche alla quasi completa assenza dei mezzi a motore.
La cronaca recente insegna tuttavia che la controversia tra le due fazioni sarà difficilmente sanabile: i favorevoli saranno sempre più favorevoli e i contrari sempre più contrari. L’ipotesi “strada” è calata su Otro come un elefante nella cristalleria, rendendo finora ardua la possibilità di ragionamenti pacati, in grado di andare oltre il fatto contingente. Di provare a immaginare per Otro un futuro decoroso e possibile.
Toni Farina
sono anch’io contraria alla costruzione della strada trattorabile
da Alagna ad Otro, perchè deturperebbe il paesaggio e romperebbe il silenzio della valle D’Otro
Cordiali saluti.
Franca Pellò