Titolo: “Ci pensa l’aria”; Regia: Raffaella Rizzi; Durata: 13 min e 26 sec; Location: vigneti “eroici” di Pomaretto, Val Germanasca, Piemonte; Produzione: Dislivelli 2017
Il video pensato e realizzato in collaborazione con l’Associazione Dislivelli di Torino si propone di raccontare una storia esemplare di tradizione e innovazione alpina, esemplificata dal recupero delle vigne eroiche delle valli pinerolesi e dalla “reinvenzione” di un vino raro, difficile e prezioso.
Protagonisti sono il sindaco e un gruppo di vignaioli di Pomaretto, terra di pumarè (“meleto” in occitano) ma anche di vigneti, impegnati nel mantenimento e sviluppo della produzione naturale, senza diserbanti e additivi, del vino Ramìe, un vino di montagna dal colore rosso rubino, profumato di frutta, con una gradazione alcolica di 13 gradi e mezzo, che nasce fin dai tempi del Cardinale Richelieu dai locali vigneti coltivati a terrazza a 700-800 metri di altezza, in un sorprendente microclima mediterraneo che fa crescere accanto alle viti anche piante di fichi d’india e di capperi. Qui, tra i vigneti eroici di montagna, la parola d’ordine è «qualità», prima ancora che quantità. Perché, come spiega il vignaiolo Daniele, «con queste pendenze e queste altitudini bisogna lasciare pochissimi grappoli sulla pianta». Ma non è solo al vino buono che si punta. Difendere l’integrità (fisica, culturale e storica) del territorio è un’altra responsabilità sentita dai vignaioli del Ramìe, dal sindaco di Pomaretto, ideatore e promotore del Consorzio Produttori Terre del Ramìe e dal presidente del consorzio stesso, il vignaiolo Guido Ribet. Dunque terrazzare, ‘tirar su’ le vigne per custodire storia e paesaggio, sottraendo terreni all’abbandono, preservandoli da smottamenti, rimodellandoli al bello, cercando sempre, rigorosi, un equilibrio con la natura circostante. «Lasciar fare all’aria, ai fiori, alle piante e agli insetti ‘amici’, intervenendo il meno possibile».
Tra aneddoti del passato (quando arrivò l’infezione da filossera negli anni ’20 del Novecento a distruggere le viti e la Grande Guerra a portarsi via i ragazzi), racconti al presente e sogni per il futuro («Speriamo che arrivino dei giovani per continuare il nostro lavoro») Daniele Coutandin, Edmondo Pons, Guido Ribet, Remo Ribet e il sindaco Danilo Breusa, ci accolgono tra i filari e vicino ai chabòt dei loro vigneti, raccontandoci come sono diventati viticoltori, contagiandoci con la passione nel “far vigna”, sorprendendoci con la bellezza del paesaggio (che i locali chiamano orgogliosi “Le Cinque Terre di Pomaretto”) e l’ingegnosità di una cremagliera monorotaia creata per “dare una mano quando c’è da portar su i pesi”.
Il titolo è stato ispirato dalle parole del vignaiolo Daniele che ha sottolineato quanto sia importante nell’allevamento della vite “lasciar fare all’aria”.
Raffaella Rizzi