Sempre più spesso sulle nostre montagne si ripropongono questioni legate alla convivenza tra attività di svago dolci ed altre più impattanti. In provincia di Sondrio il progetto “Inverno sostenibile” promosso dall’Associazione guide alpine Val Masino e Val di Mello, propone quest’anno una petizione per la limitazione dell’utilizzo delle motoslitte. Abbiamo intervistato Mario Vannuccini, “Il Gigiat”, una delle guide alpine impegnate nel progetto.

Come nasce e cosa si prefigge il progetto “Inverno sostenibile”?
Sensibilizzare i fruitori della montagna sul fatto che ognuno di noi, andando in montagna d’inverno, ha un impatto sulla fauna. Nessuno è a impatto zero, non di sicuro uno scialpinista e nemmeno un ciaspolatore anche se alcune attività come l’eliski o le motoslitte, sono più impattanti di altre. Il progetto propone una regolamentazione sull’eliski e una sulle motoslitte. La regolamentazione sull’eliski in provincia di Sondrio è un traguardo quasi raggiunto, mentre per le motoslitte siamo solo all’inizio.

Un anno fa il convegno da voi organizzato (ascolta l’audio dell’incontro) si chiedeva se c’era posto per tutti in montagna in inverno o meno. E se si doveva scegliere tra sviluppo economico e protezione della montagna, oppure le due cose fossero compatibili. Che risposte avete dato?
In inverno c’è posto per tutti solo se le attività impattanti vengono contenute e regolamentate in modo comunque restrittivo. Questo è il pensiero degli ambientalisti che però sovente trovano dissenso o semplicemente incomprensione proprio tra le fila di chi in montagna vive e lavora. Sviluppo economico e protezione della montagna, da quello che è emerso dal convegno e nei successivi confronti tra gli operatori, sono compatibili previa netta separazione e limitazione delle aree in cui si praticano le attività, soprattutto le più impattanti, prendendo a modello il nord America. La differenza è che là gli spazi sono ampi, certe aree sono completamente disabitate e, d’inverno, anche pressoché prive di fauna mentre le Alpi sono uno spazio ormai limitatissimo, fortemente antropizzato e già pesantemente “usato” a discapito della fauna.

Voi sostenete che la “motoslitta selvaggia” utilizzata prevalentemente per scopi ludici è un grosso problema. La situazione è davvero così insostenibile?
La situazione delle motoslitte in alcune vallate in provincia di Sondrio è ormai al limite, a volte anche dell’“ordine pubblico”. Madesimo-Montespluga, la Val Grosina, alcune aree delle Orobie (che sono parco!) e della Valmalenco sono troppo frequentate. I danni sulla fauna, benché provati e provabili, non vengono considerati dall’opinione pubblica, gli animali non parlano. Però il traffico motorizzato è tale che gli altri frequentatori (sciatori, con ciaspole, ecc.) sopportano, litigano e in molti casi addirittura disertano certe situazioni!

Per tutelare la montagna cosa può essere più efficace: maggiori regole o più educazione alla montagna?
Più educazione alla montagna sarebbe di sicuro l’arma vincente. Alessandro Gogna, che ai miei occhi a volte è un po’ troppo estremista, al convegno ha comunque detto una cosa che condivido in pieno: “vorrei che l’eliski finisse semplicemente in virtù del fatto che la gente non ne provi il bisogno…”. Se le persone sono educate al silenzio della montagna, al benessere di camminare per andare in alto, al “merito” della fatica, che bisogno c’è di prendere l’elicottero? A un livello più alto, addirittura, l’atteggiamento dovrebbe essere non nei confronti di sé stessi ma nei confronti della natura: rispetto gli animali e il loro habitat perché loro vivono qui, sono io l’intruso, sono io che devo adattarmi alle loro esigenze e non il contrario!
Luca Serenthà

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