Tre anni fa sembrava un sogno, adesso è una responsabilità. All’inizio ci eravamo detti: «Se almeno in 20 crederanno in noi, allora partiamo con la rete Sweet Mountains». Erano 20 dopo quattro mesi, e così siamo partiti davvero, pur sapendo che i fondatori del progetto di turismo responsabile sulle Alpi occidentali erano i “luoghi” amici, i più sensibili, quelli che già credevano in se stessi, in noi di Dislivelli e nel futuro del turismo dolce alpino. Alla fine del primo anno ci hanno detto: «Se non arrivate a 100 avete fallito». Perché 100?, abbiamo chiesto a quelli del marketing. Hanno spiegato che un buon progetto è fatto di qualità e quantità, insieme, e che meno di 100 sembra poco, troppe smagliature, sembra ancora un progetto – appunto – e non una rete finita. Due mesi fa, poco prima di chiudere per le vacanze, abbiamo finalmente raggiunto la fatidica soglia dei 100 luoghi, che unita ai tanti “satelliti” della rete Sweet fa circa 300 realtà che hanno creduto, si sono messe insieme e insieme lavoreranno su molti fronti, offrendo finalmente un panorama alpino che non coincida solo con le grandi stazioni e i centri rinomati. Uno specchio sempre più fedele della straordinaria varietà delle Alpi occidentali, che hanno una biodiversità umana, culturale e naturalistica unica al mondo, ma sono più apprezzate dai tedeschi che dagli italiani. Basti pensare che le sole guide della Grande Traversata delle Alpi in commercio sono scritte in tedesco, a tutt’oggi. Non fa un po’ ridere?
Enrico Camanni