Che cosa offre il territorio in cui i “Custodi della montagna” operano? E come vi si sono inseriti? Le proposte delle strutture aderenti alla rete di turismo responsabile Sweet Mountains sono profondamente inserite nel territorio e basate sulle specificità del luogo, del tempo e del turista. Tra le Valli Susa, Germanasca, Pellice, Po e Maira, poi, le attrattive di certo non mancano: al centro dell’offerta dei “custodi”, ci sono la natura, le passeggiate, la tranquillità, l’accoglienza, la possibilità di trascorrere qualche ora tra i paesaggi delle Alpi occidentali e di fare esperienza dei loro colori, sapori e tradizioni. Secondo Sylvie Bertin, che gestisce insieme al marito Massimo Manavella il rifugio Selleries in Val Chisone, si tratta di «capire cosa si può offrire e offrirlo al meglio, senza cercare di fare proposte stravaganti o lontane dalle proprie possibilità». Qualche vallata più a sud, in Provincia di Cuneo, si ritrova lo stesso spirito nelle parole di Silvia Rovere, volto del Rifugio La Galaberna: «A Ostana non abbiamo piste da sci o attrazioni serali di richiamo – ammette -, ma non mancano mai le occasioni per trascorrere una bella giornata nella natura, alla scoperta del bosco a piedi, con le racchette da neve o risalendo i pendii con le pelli di foca. Ognuno può trovare un’offerta adatta a sé, in base alle stagioni e alle proprie passioni. Non fuochi d’artificio, ma una proposta semplice, che dia a ognuno l’opportunità di sentirsi a proprio agio».
Alla scoperta del territorio
In inverno, i turisti della montagna combinano attività diverse per godersi qualche giornata in quota. «La settimana bianca ormai non esiste più – ammette Ferruccio Colavita, gestore del Rifugio La Fontana del Thures in alta Valle di Susa -, ma non mancano le famiglie che si fermano in quota per qualche giorno: possono, così, abbinare alla ciaspolata una gita al parco avventura e concludere – perché no? – con una sciata in pista sugli impianti della valle». Nelle stagioni miti, spazio all’escursionismo e alle mountain bike per andare alla scoperta del territorio, tra natura, cultura e tradizioni. «In collaborazione con le Guide del Parco naturale Orsiera-Rocciavrè – racconta Massimo Manavella dal bancone del Rifugio Selleries – proponiamo uscite a tema per andare alla scoperta dei cervi e delle loro abitudini, dei lupi e delle loro tracce. Accogliamo in rifugio bambini e ragazzi delle scuole della bassa valle che salgono in quota con guide alpine o accompagnatori naturalistici per trascorrere qualche giorno in quota e vivere l’esperienza della montagna, magari nelle mezze stagioni. Inoltre, il rifugio è un punto informativo ad alta quota. I gestori devono saper dare al pubblico informazioni spicciole sulle condizioni della zona per far sapere ai frequentatori della montagna se si può salire o meno, se ci sono state delle scariche di neve, se i sentieri sono percorribili. Bisogna poter fare una valutazione dei pericoli in quota: si tratta di un’informazione che non riguarda una struttura di valle, mentre compete senz’altro a noi, gestori d’alta quota». In Val Germanasca si è radicata una frequentazione legata all’attività venatoria, praticata sul territorio del Comune di Massello. «La riserva di caccia è nata su spinta del Sindaco Nino Chiadò che ha raccolto l’interesse e le adesioni di otto soci alla ricerca di un terreno adatto alle loro battute – racconta la valtellinese Loredana Fancoli, gestrice della Foresteria -. Il progetto ha portato nelle casse di questo piccolo comune di montagna un significativo incremento di entrate, dato dai canoni di affitto che i soci pagano per usufruire del territorio comunale. I cacciatori salgono in valle per fare i loro prelievi e si appoggiano alla Foresteria, dove dormono e mangiano anche per diversi giorni, costituendo un ulteriore flusso turistico per il territorio, dalla bassa all’alta valle».
Enogastronomia di valle
Casa Payer è una cascina di pietra ristrutturata con la passione per la bioedilizia che sorge a 550 metri di altitudine, nei boschi sopra Luserna San Giovanni. Paola Sandroni e Luca Ferrero Regis cercano di rispettare i termini bio anche per ciò che riguarda la cucina e invitano i loro ospiti a fare lo stesso. «Chi soggiorna da noi ha la possibilità di partecipare alla panificazione e alla cottura di pani e pizze nel grande forno a legna della struttura – raccontano Paola e Luca -. Inoltre, organizziamo dei laboratori per far conoscere il tofu e la sua preparazione, accompagniamo i nostri ospiti nei boschi di Luserna San Giovanni per scoprire i principi attivi, le caratteristiche botaniche, l’impiego terapeutico e le curiosità storiche delle risorse naturali che ci circondano. Il nostro intento è far provare ai nostri ospiti esperienze nuove e dimostrare come sia possibile (e semplice) utilizzare in cucina gli alimenti di origine vegetale, per la nostra salute e il nostro benessere».
Il km 0 è uno dei punti cardine di diverse strutture della rete di turismo responsabile Sweet Mountains, così come l’offerta di prodotti genuini di stagione e la scelta della filiera corta, con l’intento di valorizzare le produzioni di prossimità, favorire l’indotto locale e ridurre l’impatto ambientale dei trasporti. «I piatti sono preparati da noi – spiega Valeria Andreis, che dal 2000 gestisce insieme al marito Marco la locanda occitana Lou Pitavin di Marmora (Val Maira, Cn) -. Cerchiamo, per quanto possibile, di utilizzare prodotti a km 0, appoggiandoci ai produttori locali. Da quest’anno, poi, curiamo un orto a 1.300 metri di altitudine: ai nostri ospiti – stranieri, soprattutto – piace trovare sulla tavola il prodotto super biologico, raccolto dall’orto a pochi passi dalla nostra cucina. Inoltre, sulla carta l’ospite trova tutte le informazioni sul produttore, così, se gli piace la toma d’alpeggio servita durante il pranzo può andare direttamente dal malgaro a comprarne una forma».
Il “turismo religioso” delle valli valdesi
Storica “capitale” dei valdesi e centro del protestantesimo italiano, Torre Pellice è un riconosciuto punto di partenza per scoprire i luoghi della storia valdese tra il territorio e le montagne circostanti. «Per rispondere alle richieste dei nostri ospiti ci appoggiamo al Centro Culturale Valdese che accompagna i gruppi alla scoperta dei musei, dei templi e dei luoghi storici di queste valli, con approfondimenti sulla storia valdese, la teologia protestante, la vita delle chiese e la cultura del territorio – spiega Elisa Charbonnier, che gestisce la Foresteria Valdese di Torre Pellice -. Visitare questi luoghi significa muoversi tra due valli del Torinese: la Valle Pellice – da Luserna San Giovanni, dove sorge il Tempio del Ciabas, a Torre Pellice, con il suo Tempio valdese e l’Aula sinodale, e da Bobbio Pellice, con il monumento di Sibaud, ad Angrogna, con il suo Museo delle donne valdesi, fino a La Gianavella di Rorà – e la Valle Germanasca – da Pomaretto fino a Prali, che ospita il Centro ecumenico Agape». In alta valle, a 1.700 metri sopra Bobbio Pellice, anche le guide alpine accompagnano i propri clienti in un viaggio nella storia e nella cultura delle montagne valdesi. «Mi definisco una guida alpina valdese – ammette Roby Boulard, che da quasi trent’anni gestisce il Rifugio Willy Jerwis nella Conca del Prà -. Quando porto in giro un gruppo di clienti è impossibile non finire a parlare della nostra valle in termini religiosi. È difficile che i turisti arrivino in valle con dei riferimenti precisi rispetto al mondo valdese, ma tornano sempre a casa con un pezzo della nostra storia»
Daria Rabbia