Gian Luca Gasca, “54 Giorni nel cuore delle Alpi”, Fusta editore, Saluzzo 2016

Cinquantaquattro giorni nel cuore delle Alpi, dalle Giulie alle Marittime, a piedi e con i mezzi pubblici, per conoscere e raccontare le montagne. Gian Luca Gasca, venticinquenne piemontese, ha percorso 2000 chilometri attraverso Fiuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, per scrivere un piacevole diario di viaggio dal titolo “54 Giorni nel cuore delle Alpi”.
Spinto dal fascino suscitato in lui dalla lettura di “La leggenda dei monti naviganti” di Paolo Rumiz (Feltrinelli 2007), il giovane Gian Luca decide di andare a vedere di persona i mondi fantastici narrati dallo scrittore triestino: «Ho preso il treno a Cuneo per andare a Trieste, dove è cominciato il mio viaggio». Tante avventure, a partire da una “vera frontiera alpina” vissuta e sofferta, quella con la Slovenia, che fino a pochi anni fa era la fine del mondo occidentale e l’inizio del “blocco sovietico”. Poi le Cave di Predil, in un paesino minerario di confine legato alle gallerie scavate per estrarre piombo e zinco, fondamentali per spostare soldati e armamenti austriaci nella sconfitta italiana di Caporetto. E sulle tracce di Julius Kugy, padre dell’alpinismo moderno nelle Alpi Giulie, che fermò i fucili delle truppe che guidava per salvare un amico alpinista, schierato sul fronte italiano. La diga di Vajont con i luoghi che nel 1963 vennero spazzati via dell’acqua, raccontati dagli ultimi testimoni. La Svizzera con i migliori mezzi pubblici d’Europa e la Valtellina con i suoi paesaggi terrazzati. «Lungo il mio cammino ho letto i segni della Grande Guerra, della corsa alla conquista delle vette, dello spopolamento, del turismo di massa fino ad arrivare al recente fenomeno dei nuovi segnali di risveglio della montagna. Ho raccolto testimonianze, ho cercato di incontrare chi aveva fatto questo tipo di esperienza prima di me e di rivivere le situazioni».
Nel suo lungo viaggio Gian Luca è stato accompagnato dal patrocinio del Club alpino italiano, e nella stesura del diario dai consigli esperti dello storico dell’alpinismo Roberto Mantovani, che gli ha anche scritto l’introduzione.
«Dopo due mesi di viaggio non mi sento di suggerire a nessuno di fare turismo sostenibile sulle Alpi con i mezzi pubblici. Perché a volte ci sono e sono efficienti, altre volte lasciano a desiderare e in alcuni casi non esistono proprio. Eppure questa situazione deve cambiare, per la salute delle nostre montagne, perché continuiamo a recarci in montagna in auto cercando “l’aria fresca” che alla fine trasformiamo in aria di città, piena di inquinanti che soffocano la natura».
Maurizio Dematteis