Le stazioni sciistiche transalpine, con più di 10 milioni di turisti e 53,9 milioni di giornate di sci vendute nel 2015, fanno della Francia la prima meta mondiale per gli sport invernali, davanti a Usa (53,6 milioni) e Austria (51,8 milioni). Ma anche la Francia si trova a dover fare i conti con il progressivo aumento delle temperature. Analizzando le misure degli ultimi 50 anni a Col de Porte (1325 m, in Isère) si osserva un riscaldamento significativo di 1.6°C e una notevole riduzione dell’innevamento naturale dalla fine degli anni 80. Malgrado una forte variabilità temporale (da un anno all’altro) e spaziale (tra differenti massicci), queste tendenze sono registrate ovunque e confermano l’accelerazione del riscaldamento col finire del XX secolo. Per il XXI secolo, i modelli climatici concordano nel prevedere un ulteriore riscaldamento.

Le neve artificiale rappresenta chiaramente la prima stategia di adattamento agli effetti del cambiamento climatico. Rispetto ad altri paesi alpini, la Francia ha un sensibile ritardo in termini di produzione di neve. Nel 2014, solo il 29% della superficie delle piste francesi era equipaggiato con cannoni, contro il 62% dell’Austria (2009) e il 70% dell’Italia (2008). Oggi si cerca di ridurre il gap, con l’obiettivo di coprire il 40% entro il 2020. Tuttavia, non si stratta di un sistema infallibile. I cannoni possono compensare il progressivo deficit di neve naturale solo se le risorse idriche sono sufficienti e le temperature non troppo elevate. Alcune stazioni sono già costrette a produrre neve a temperature marginali comprese tra -2° e -5°C, con una degradazione del rendimento e un conseguente aumento dei costi.
Per quanto concerne l’innevamento delle piste, il lavoro di preparazione effettuato prima e durante la stagione sciistica riveste un ruolo fondamentale: i gatti hanno il compito di ripristinare ogni giorno lo stato delle piste, aumentandone densità e resistenza e spostando la neve da zone di accumulazione (legate al passaggio degli sciatori) a zone di erosione. Al fine di conservare la neve il più a lungo possibile, le stazioni francesi stanno investendo su nuove tecnologie legate alla battitura: in molte dispongono ormai di sistemi Gps installati sui gatti che monitorano il lavoro in tempo reale, misurando l’altezza della neve e ottimizzando traiettorie e volumi da spostare. Adattarsi al cambiamento climatico significherà anche cercare soluzioni per limitare le conseguenze socio-economiche, prendendo decisioni rapide per far fronte all’incerto futuro. In questo contesto, l’Anmsm (l’Associazione nazionale dei sindaci delle stazioni di montagna) ha elaborato nel 2007 una carta che indica gli elementi cardine per lo sviluppo sostenibile delle stazioni (riduzione di emissioni di gas serra e d’inquinanti dei gatti delle nevi, ottimizzazione degli impianti di risalita, miglioramento delle performance energetiche delle installazioni elettriche). Parallelamente, si cerca d’incrementare il fatturato estivo, pari in media ad appena il 5% di quello annuale, puntando sullo sviluppo di attività “4 stagioni” (mountain bike, parapendio, trekking, ecc.).
Carlo Carmagnola, Ricercatore presso la società Dianeige