Nel match Eusalp germanofoni battono latini 7 a 2. Che se fosse una partita di Coppa campioni nel nostro paese ci sarebbe stata la rivoluzione, con allenatori che saltano, interrogazioni parlamentari e giornali con titoli a tre colonne. E invece si tratta della Strategia macroregionale alpina dell’Unione europea, e quindi chissenefrega. L’opinione pubblica la reputa una cosa distante, poco sexy direbbero i politici nostrani. Una di quelle macro azioni che solo a parlarne la gente si addormenta. E poi non porteranno a nulla, e non ci sono soldi aggiuntivi e…
Ma sarà proprio così? Oppure, come dicono i ben informati, Eusalp influirà sulla possibilità futura di attrarre le poche risorse economiche rimaste sui nostri territori montani? E in questo caso che ruolo avrà, se l’avrà, il nostro Paese? E le Regioni italiane?
Per capirlo abbiamo incontrato Marco Onida, della Direzione generale per la politica regionale della Commissione Europea, già Segretario generale della Convenzione delle Alpi, nel gennaio scorso, alla conferenza di lancio di Eusalp a Brdo, in Slovenia. Ecco cosa ci ha raccontato.
Partiamo dall’inizio, cos’è Eusalp?
Si tratta della Strategia macroregionale alpina, un quadro integrato, un accordo, sostenuto dal Consiglio Europeo, per affrontare le sfide comuni di un’area geografica rafforzando la cooperazione tra gli interessati, e che dovrà contribuire al raggiungimento della coesione economica, sociale e territoriale. Eusalp coinvolge i paesi alpini d’Europa più la Svizzera e il Liechtenstein.
Quali le tappe di Eusalp?
E’ una strategia partita dal basso, dalle regioni panalpine, che nel dicembre 2013 attraverso il Consiglio europeo hanno chiesto alla Commissione Europea di definirla, ciò che è avvenuto nell’estate del 2015. Nel novembre dello stesso anno è stata approvata dal Consiglio dei ministri e oggi (25 gennaio 2016, nda) siamo all’inaugurazione ufficiale. Adesso comincia il lavoro sui 3 pilastri della strategia: competitività, trasporti e sostenibile ambientale. Che verrà portato avanti da 9 Action groups, 3 sul primo pilastro, 2 sul secondo e 4 sul terzo. Gli Action group sono: Ricerca, innovazione nei settori strategici; Educazione, formazione e mercato del lavoro; Trasporti; Connessione e accesso ai servizi pubblici; Risorse naturali; Connettività ecologica; Cambiamenti climatici; Efficienza energetica.
I territori come vengono coinvolti?
Ogni Action Group ha uno o due territori leader che dettano l’agenda di tutto il gruppo. All’interno del gruppo poi ci dovrebbero essere ovviamente i delegati di tutte le regioni interessate a quegli argomenti. Ma siccome la partecipazione è volontaria, bisogna che i governanti delle singole regioni ci credano e individuino dei referenti preparati da inviare a seguire i lavori.
Altrimenti?
Ogni Action Leader detterà l’agenda per individuare le priorità sui temi di sua competenza, cercando di portare avanti progetti mirati sui quali far convergere le fonti di finanziamento disponibili. Il ruolo di Leader e co-leader dei singoli Action Groups sarà determinante, perché avranno grosse possibilità di ingerenza sul group e cercheranno di mettere davanti agli altri i progetti che interessano il loro territorio. Il rischio è che le regioni che non si sono candidate alla guida degli Action groups o che non parteciperanno possano rimanere in parte escluse dalle risorse a disposizione dello sviluppo dei territori nei prossimi anni.
Ma di quali risorse economiche si parla?
Nulla di aggiuntivo rispetto a quelle esistenti. Eusalp si muove secondo la logica dei tre no: no soldi aggiuntivi, no leggi ad hoc, no nuove istituzioni. Eusalp diventerà lo strumento con il quale la Commissione europea e i paesi che partecipano si impegnano a limitare la dispersione geografica e tematica delle risorse economiche europee, dei ministeri nazionali, di quelle private, ecc. In poche parole sarà lo strumento con il quale nei prossimi anni verrà deciso dove investire gli euro a disposizione.
Il nostro paese e le nostre regioni alpine come sono messe?
Questa è la nota un pochino “dolente”. La parte germanofona si muove più compatta e infatti si è aggiudicata la maggior parte delle leadership degli Action groups. Mentre le Alpi occidentali sono ancora poco rappresentate. L’Italia possiede la maggior parte del territorio alpino, ma essendo molto divisa fa più fatica a guadagnare credibilità internazionale. Lombardia e Valle d’Aosta hanno lavorato bene e guidano due groups, ma mancano regioni importanti come Piemonte, Liguria, Veneto e Friuli.
La cosa che fa più rabbia e vedere il risolino sulla faccia dei tedeschi quando si discute delle proposte italiane. Eppure il territorio alpino delle lingue neolatine è ben più vasto di quello germanofono, per cui anche se ormai i giochi sono fatti, come possono le nostre regioni occidentali rientrare nella “stanza dei bottoni”?
La leadership degli Action groups, anche se chi se l’è presa tenderà a non mollarla, in teoria è a rotazione. Per cui se ad esempio la Regione Piemonte nominasse delle persone autorevoli da inviare a partecipare ai singoli groups e questi si impegnassero seriamente, potrebbe in futuro assumerne la leadership.
Maurizio Dematteis