«C’è un racconto di qualche settimana fa che circola un valle. Un uomo si è arrampicato su un frassino per tagliare alcuni rami. Arrivano le guardie del Parco del Po e gli intimano di scendere immediatamente, minacciandolo di denuncia. Senza nessun riguardo alle usanze locali».
Comincia così la chiacchierata con Bernardino Matteodo, sindaco di Frassino e presidente del Consorzio Bim (Bacino imbrifero montano) del Varaita. A sottolineare come tutta la partita intorno alla prossima costituzione del Parco del Viso si giochi attorno al concetto di “buona governance”. «Bisognerà vedere la qualità delle persone che ci mettono dentro. Perché ad esempio se le guardie che arriveranno cominceranno a fare i fiscali, allora il territorio reagirà sempre peggio».
La posizione di Matteodo, che è stato favorevole fin dall’inizio all’operazione all’ombra del Viso, è chiara: «Sarebbe stato meglio continuare a gestire noi le nostre zone Sic della Valle attraverso il Parco del Po. Ma questo non è più possibile. Chiamparino quando si è insediato alla guida della Regione è stato chiaro: ci sono troppi parchi. Va fatta una legge di riorganizzazione. E il Parco del Po era troppo piccolo per resistere da solo». Ecco allora l’idea del Parco del Viso uscire dal cilindro del consigliere Allemano, progetto tra l’altro con un appeal turistico largamente maggiore rispetto a quello del Po, che potrebbe portare notevoli vantaggi a tutta l’area. A patto che, mette in guardia Matteodo, chi lo gestisce sia attento alle esigenze dei territori.
«Devo dire la verità, non mi aspettavo tutto questo dissenso. Tolti i cacciatori e gli allevatori – che sicuramente avranno delle limitazioni nell’abbattimento della selvaggina e nello sfruttamento dei pascoli, dal momento che i Sic diventeranno parco e saranno anche questi soggetti a leggi nazionali, nda – pensavo che gli altri vedessero l’operazione di buon occhio. E invece persino alcuni rifugisti non l’hanno pesa bene. E i colleghi del Bim, all’inizio, hanno criticato la mia posizione di apertura». Un rifugista della Valle Varaita ad esempio, nel corso di una delle numerose riunioni sul territorio, ha manifestato la paura di non poter più usare un mezzo autocostruito per trasportare su provviste e bagagli dei clienti. E come lui tanti altri residenti hanno tirato fuori problemi e paure reali, derivanti dai passati rapporti con le guardie del Parco del Po. A riprova del fatto che dipenderà da come verrà gestita l’area. Perché se da una parte il Parco del Viso, come già sottolineato, potrebbe rivelarsi una risorsa, dall’altra la comunità coinvolta è sempre più restia ad accettare decisioni che arrivano dall’alto».
«In conclusione il mio giudizio su come è stata portata avanti l’operazione è positivo – conclude Matteodo -. Il dibattito c’è stato. E salvo sorprese dell’ultima ora, oggi siamo giunti alla conclusione».
Maurizio Dematteis