«Come gestore di rifugio e Guida alpina sono convinto che l’istituzione del Parco del Monviso fornisce un’immagine forte delle nostre montagne e deve essere un’opportunità per sviluppare il turismo. La vera preoccupazione sta però nella gestione dell’ente». Hervé Tranchero, decano delle Guide alpine del Monviso e storico gestore del rifugio Quintino Sella alle pendici della parete est del Re di Pietra, esordisce con queste parole per illustrare la propria posizione. Il suo è un punto di osservazione privilegiato sulla valle Po: la domina dall’alto dei 2640 m d’estate e la contempla dal basso della sua casa di Paesana in inverno. Un attento conoscitore della montagna e delle sue problematiche, insomma.
In valle Po è difficile trovare qualcuno favorevole al parco, anche tra chi opera nel settore turistico: perché?
«Si respira molta rabbia su da noi perché, se la realtà del Parco del Po viene già vissuta come un ostacolo alle attività in montagna, il timore è che il Parco del Monviso possa peggiorare ulteriormente le cose. Io sto cercando di portare avanti una posizione di mediazione tra i promotori dell’ente e gli abitanti. Negli scorsi anni ho frequentato per lavoro numerose aree della valle dell’Orco, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, e lì ho osservato una realtà molto differente, in cui i guardiaparco sono al servizio degli abitanti».
Che direzione bisogna seguire?
«Coloro che portano avanti il progetto devono dedicare più tempo per spiegare le loro ragioni incontrando la popolazione e raccogliendo opinioni e punti di vista. D’altronde, in tutto questo malcontento, solo le attività venatorie subiscono dei veri svantaggi. Ma i cacciatori si sono già spaccati: quelli veri, che praticano la caccia con passione e dedizione, hanno capito che basta è spostarsi un po’ più in là al di fuori dei confini».
Invece i valligiani cosa possono fare per accogliere con più favore il Parco?
«Noi dobbiamo cambiarci la testa e capire che il Parco è di tutti, così come l’ambiente che si vuole tutelare. L’arroganza di alcuni non serve proprio a niente, soprattutto ora che l’istituzione dell’ente è data per certa».
Ma…
«Ci tengo però a sottolineare che la gestione dell’area deve coinvolgere tutte le persone, soprattutto gli abitanti. Il Parco deve essere un servizio, non un impedimento: non abbiamo bisogno di ulteriore burocrazia».
Simone Bobbio