Patrizia Geymonat, sindaco di Bobbio Pellice dal 2009, affronta l’argomento parco con la determinazione e l’enfasi di chi ha preso a cuore l’argomento. Lei e la sua amministrazione hanno detto con forza no al progetto parco del Viso. Tale decisione è stata rafforzata dalla reazione della maggior parte della cittadinanza, la quale attraverso diversi incontri pubblici ha ribadito fortemente la propria avversione al progetto.
Quali i motivi di questa scelta?
«Iniziamo con il dire che la notizia di istituire un parco che comprendesse al proprio interno ben i due terzi del nostro comune è stata una sorta di fulmine a ciel sereno. Una scelta calata dall’alto di cui si faceva fatica a capire i contenuti ma soprattutto gli indirizzi. Il Piano Area del resto sarebbe stato redatto solo una volta istituito il parco. Da subito sono emersi due grossi problemi, due grossi timori. Uno legato alla governance del parco, l’altro agli eventuali vincoli ai quali avrebbero dovuto far fronte gli allevatori».
Quali i problemi di governance?
«Il nostro comune era l’unico tra i comuni della Val Pellice interessato dal progetto, questo voleva inevitabilmente dire aver a che fare con un’amministrazione (l’ente gestore parco con sede a Saluzzo) rappresentativa di un territorio che per tradizione, cultura, riferimenti socio-economici è molto diverso dal nostro. Con il conseguente rischio, nonostante la cospicua fetta di territorio del nostro comune inserita nel parco, di non essere sufficientemente rappresentati nel Consiglio di Amministrazione».
E i vincoli per gli abitanti?
«Sono gli inevitabili aggravi per chi in queste terre ci vive. Il nostro Comune conta sette alpeggi perfettamente inseriti nel territorio. Sappiamo bene quanto sia duro vivere e produrre in quota per questi allevatori, nella migliore delle ipotesi per loro l’istituzione di un parco voleva dire altri vincoli. Paure probabilmente dettate dalla disaffezione per la cosa pubblica. Paura di esser male amministrati. In questi ultimi anni abbiamo notato come ci sia stato un lento ma regolare ritorno all’alpe, la nostra paura è che lo spauracchio dell’istituire un parco con tutto ciò che ne conseguirebbe, vada a rallentare questo processo. Viviamo in un periodo storico in cui non possiamo permetterci di perdere neanche un solo posto di lavoro. La nostra valle ha bisogno di incrementare situazioni lavorative, non di disincentivarle con ulteriori vincoli».
Ma Parco vuol però anche dire tutela del territorio…
«Pensiamo di non aver bisogno di questo genere di tutele. Il nostro Comune si è sempre distinto per una grossa attenzione all’ambiente. Supportato da un presidio costante del territorio da parte dei propri cittadini abbinato a una grossa sensibilità in tal senso.
Quando anni fa abbiamo deciso di permettere alle auto di salire sino alla conca del Prà (con un numero di passaggi regolamentato, ndr) lo abbiamo fatto dopo uno studio approfondito sull’impatto ambientale che tale scelta avrebbe avuto».
Più chiaro di così.
Andrea Arnoldi
Purtroppo la solita chiusura mentale che rende poveri i più, ricchi i meno e gretti soli ed isolati più o meno tutti. gli allevatori sono gli stessi che non trattengono i cani pastori maremmani quando gli escursionisti passano al colle dell’Urina. non solo i cacciatori sono una lobby fortissima ma anche i bracconieri. mentre non ho letto da parte dei bobbiesi nessuna levata di scudi sul progetto di aprire un termovalorizzatore tra Luserna e Torre malgrado la raccolta di migliaia di firme. tanto che oltreconfine si estendono due parchi in successione che hanno fatto la fortuna per l’ambiente e per le popolazioni francesi, portando turismo e cura dei posti e delle tradizioni. Il discorso non vogliamo aderire al parco per continuare a farci i fatti nostri chiudendo di fatto una porta di sicuro sviluppo turistico ed escursionistico è anti istituzionale per un sindaco. Ma evidentemente fanno paura i controlli del Fisco, delle Asl o solo di un ente esterno che magari dice la sua. E pensare che io sarei d’accordo per una collaborazione addirittura col queyras perché più crei connessioni più dai possibilità di crescita culturale e anche economica. ma diciamolo: questo non interessa ne al sindaco ne agli allevatori che reputano di loro esclusiva proprietà fiumi, monti e storia.