Marmora: 35 anime per 17 borgate, 4 strutture ricettive, 2 B&B, 1 campeggio e il primo ClimaHotel del Nord-Ovest. Si chiama Lou Pitavin e prende il nome di un piccolo uccello che la famiglia del gestore si tramanda come appellativo. Marco Andreis e Valeria Ariaudo gestiscono la struttura dal 2000 e l’hanno trasformata in uno dei sei ClimaHotel presenti sul territorio nazionale, primo tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, ottenendo la certificazione questa primavera.
Assegnato dall’Agenzia CasaClima di Bolzano, ClimaHotel è un sigillo riconosciuto a livello nazionale e internazionale come uno dei migliori esempi in fatto di risparmio energetico e sostenibilità e può essere assegnato a edifici nuovi o vecchi. È il caso della locanda di Marmora, sottoposta nel 2012 a importanti lavori di ampliamento: «Appena sposati, abbiamo lasciato la città e siamo venuti a vivere in montagna – racconta Marco seguendo con sguardo attento i due figli di quattro e due anni che giocano nella sala da pranzo del locale –. Qui abbiamo rimesso in sesto una vecchia casa di famiglia per farne una locanda. Qualche anno dopo, quando abbiamo deciso di ampliare la struttura, abbiamo voluto farlo in grande: condividiamo la filosofia CasaClima e ci siamo immediatamente riconosciuti nell’attenzione che la certificazione ClimaHotel dedica alla natura e all’ospite, così abbiamo deciso di intraprendere la strada della sostenibilità ambientale».
La locanda oggi dispone di dieci stanze più due camere rifugio e viene periodicamente sottoposta a ispezioni per il mantenimento degli standard sin dalla fase di progettazione dei lavori di ampliamento.

La sostenibilità inizia con l’efficienza energetica. Lou Pitavin ha un limitatissimo fabbisogno energetico che è coperto da una caldaia a biomassa alimentata con il legname della valle (consuma l’equivalente in legna di 2,5 litri di gas al mq all’anno contro una media di 15 o 16). Arredi e rivestimenti interni, scelti con cura per il benessere degli ospiti, sono privi di formaldeide. I serramenti, ad esempio, sono semplicemente termo trattati, un procedimento che garantisce la durabilità nel tempo senza trattamenti chimici, così come le pavimentazioni. Abbandonato il cemento, Marco e Valeria hanno utilizzato intonaci in terra cruda o calce e grazie a un modernissimo sistema di ventilazione meccanica controllata riescono a garantire un ricambio continuo dell’aria senza dispersione di calore. I controlli vengono effettuati anche sulla cucina, dove si utilizzano detersivi naturali a base d’ortica e acqua ionizzata per la pulizia delle superfici. I piatti sono sapientemente preparati dalla cuoca Valeria che usa solo i prodotti del territorio: sulla carta l’ospite trova tutte le informazioni sul produttore; così, se gli piace la toma d’alpeggio servita durante il pranzo, può andare direttamente dal malgaro a comprarne una forma.

«Stare dietro a tutto questo non è solo complicato, ma anche molto costoso – confessa Marco –. Senza una forte passione e la nostra convinzione non saremmo riusciti a realizzare questo progetto e non potremmo portarlo avanti. Abbiamo fatto una scelta per noi e i nostri figli, per l’ambiente e per i nostri ospiti che così hanno la garanzia di trascorrere la vacanza in una struttura in cui si realizza un impegno concreto nei confronti delle problematiche ecologiche, economiche e socio-culturali del territorio. Svizzeri, tedeschi e austriaci che frequentano la nostra locanda ci scelgono anche per questo: essere un ClimaHotel fa la differenza».
A fare la differenza, però, sono anche i numeri della locanda, che anche in un’estate meteorologicamente sfortunata ha chiuso la stagione calda con un bilancio positivo. Pioggia e maltempo non hanno saputo fermare turisti ed escursionisti d’oltre Brennero che si sono diretti tra le bellezze naturali della Val Maira, dove persone come Marco e Valeria hanno saputo guardare un po’ più in là e re-inventare la propria attività, superando la crisi – economica, culturale e/o mondiale che sia – in modo sostenibile.
Daria Rabbia

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