San Martino inferiore è una delle più belle borgate di Stroppo, aggrappata alla roccia di uno sperone che domina tutta la Val Maira. Qui, entrando in una giornata d’estate nella sala principale del Centro Culturale San Martino, è possibile essere accolti da una ragazza cinese e una tedesca, che sorseggiano del tè, di fronte a un libro di grammatica italiana.
Poco più a valle, tra Morinesio e Cucchiales, si possono incrociare una signora tedesca di mezz’età che si prende cura del suo orto in attesa che il marito ritorni da un viaggio d’affari; un pastore cresciuto nella pianura cuneese che sale verso gli alpeggi; un’impiegata di banca che riporta le proprie bambine a casa da scuola, prima di rimettersi al lavoro in telecollegamento con Caraglio.

Sono solo alcuni dei nuovi abitanti di Stroppo: una dozzina di borgate, sparse sul versante settentrionale della vallata,  oggi popolate stabilmente da una sessantina di persone (contro le quasi 1600 che vi abitavano all’inizio del secolo scorso), per quasi la metà provenienti dalla città o dalla pianura.
Qui, infatti, a partire dalla fine degli anni ’80 è cominciata una lenta inversione di tendenza, dopo decenni di drammatico spopolamento, che ha portato un centinaio nuovi residenti in quest’angolo di Val Maira, differenziando la storia di Stroppo da quella di molti altri comuni alpini del Piemonte.
I nuovi arrivati hanno storie e percorsi molto diversi tra loro: si va dai figli e nipoti di emigrati, che sono venuti a vivere a Stroppo dopo averci passato tutte le vacanze estive (tra loro c’è anche il sindaco), a un gruppo di tedeschi innamorato di questa parte nascosta e selvaggia delle Alpi italiane (tra cui la proprietaria del Centro Culturale San Martino), fino ai classici cittadini, stanchi delle nevrosi metropolitane e decisi a realizzare il proprio sogno di vivere all’ombra delle vette.
In molti casi questi “nuovi montanari” hanno scelto di vivere in montagna perché convinti di trovare una qualità di vita più alta di quella alla quale sono abituati, e  spesso vivono il territorio in maniera più attiva e intraprendente di quanto non facciano gli abitanti originari, grazie anche ai frequenti scambi con le città o i territori dai quali provengono.
Diventa inevitabile, a questo proposito, farsi la stessa domanda che pone Enrico Camanni ai lettori del suo La nuova vita delle Alpi: “Sono forse più montanari questi pionieri che scelgono di vivere in un ambiente difficile spinti da una forte motivazione etica ed ecologica, o i nativi che non hanno scelto di venire al mondo nel chiuso di una valle e dall’età della ragione non sognano altro che scappare via? Si è montanari per nascita o per vocazione?”.
Ovviamente la domanda è retorica e ad essa non si può dare una risposta univoca.
È possibile però trovare in molte aree delle Alpi esempi concreti dell’impatto positivo dell’arrivo di nuovi abitanti in comunità indebolite da decenni di spopolamento.
Sbaglia infatti chi pensa che chi si trasferisce in montagna lo faccia per estraniarsi dalla società e dalla vita attiva, tanto che la maggioranza  delle attività economiche di Stroppo è  gestita da nuovi abitanti: alberghi, ristoranti, bar, locande occitane, aziende agricole.
Molti hanno poi ripopolato borgate abbandonate, che sembravano destinate a trasformarsi nel giro di pochi anni in ammassi di ruderi o in villaggi fantasma abitati dai turisti solo pochi giorni all’anno e le cui case ben ristrutturate, invece, risuonano oggi delle voci dei bambini, che mancavano da Stroppo ormai da troppo tempo.
Nonostante il quadro positivo descritto finora, la vita dei nuovi abitanti della montagna ovviamente  non è tutta rose e fiori. Gran parte dei nuovi arrivati a Stroppo, ha dovuto inizialmente combattere con la diffidenza dei pochi abitanti rimasti nelle borgate (non a caso Il vento fa il suo giro è stato girato qui)  e oggi si trova ad affrontare i grandi e piccoli problemi quotidiani della vita in montagna, che non tutti avevano preventivato, dall’isolamento durante le grandi nevicate invernali, alla difficoltà di conciliare la propria scelta di vita con le esigenze dei propri figli.
Pur tra luci e ombre, comunque, l’arrivo di nuovi abitanti deve essere tenuto in considerazione dagli amministratori e da chi si occupa di montagna come una delle possibili chiavi dello sviluppo futuro dei propri territori. A partire dalle motivazioni che hanno portato queste persone a scegliere proprio Stroppo tra le migliaia di altri comuni delle Alpi: tra le tante, la presenza di scuole e negozi di vicinato a distanze ragionevoli, una buona dotazione di tecnologie informatiche che permette continui e fruttuosi scambi tra la montagna e la città e (più difficile da replicare) magnifiche borgate arroccate su un pendio baciato dal sole.
Giacomo Pettenati