Vorrei suggerire alcune considerazioni, prima di carattere ambientale, poi di tipo gestionale, anche se a mio modo di vedere le due visioni sono correlate, sulle opportunità e sui rischi che la montagna attraverso le attività ludiche può offrire.
La montagna, questa palestra fatta di rocce, pendii innevati o inerbiti secondo le stagioni, di torrenti, di strade e sentieri, è un territorio sensibile, che può essere compromesso in maniera irreversibile se si fanno scelte sbagliate. Purtroppo abbiamo molte conferme di questo: basti guardare i resti delle tante piccole stazioni sciistiche nate negli anni ’70 e poi miseramente fallite e abbandonate (per farsi un’idea è sufficiente fare un giro ai Tornetti di Viù, a due passi da Torino, o a Pian Gelassa non lontano dal comprensorio della Via Lattea, oppure a St. Grée di Viola nel Cuneese).
C’è poi da domandarsi se le infrastrutture per il turismo (quali, quante e di che tipo) siano veramente necessarie. Non si tratta solo di impianti di risalita, ma anche di vie ferrate, campi da gioco, piscine, piste di pattinaggio, campi da golf, strade, alberghi. Non si sta forse eccedendo nell’offrire una montagna dove a tutti costi occorre poter “fare” qualcosa (e quel qualcosa ha bisogno di costose infrastrutture) anziché semplicemente offrire una montagna dove poter “stare bene”, dove le infrastrutture siano ridotte al minimo (così come i loro costi di realizzazione e di gestione)?

L’aspetto delle infrastrutture è quello di maggior impatto, ma non è l’unico. Quando si parla di turismo montano si ha quasi sempre a che fare con presenze turistiche concentrate nel tempo (weekend e altri brevi periodi di cosiddetta alta stagione) e nello spazio (poche località più famose e rinomate, luoghi particolarmente ambiti da chi pratica questa o quella disciplina). L’obiettivo dovrebbe essere piuttosto quello di distribuire – soprattutto nel tempo – le presenze turistiche, riducendo i picchi di presenza. Con la possibilità di considerare anche le mezze stagioni. Non è forse altrettanto attraente la montagna in autunno o primavera?
Infine la montagna non può limitarsi a essere una valvola di sfogo per i cittadini, ai quali tutto è concesso. Viceversa, la sua fruizione ludica deve essere occasione per generare ricadute economiche ed occupazionali. Da una parte quindi regole chiare e da far rispettare (in riferimento ad esempio alla frequentazione della montagna con mezzi motorizzati) e dall’altra l’attuazione di modelli capaci di ottimizzare le ricadute turistiche, basati sulla costruzione di reti e sistemi territoriali (un modello di turismo montano sano, sostenibile ed efficiente è quello che coinvolge non solo albergatori, commercianti e guide, ma anche altri settori produttivi, compreso quello primario). Andrebbero considerati quei modelli che a parità di investimento sono più efficienti, generano maggior valore regionale e minor disagio sociale. Quando si decide di sovvenzionare un sistema come quello turistico, non sempre vengono presi in considerazione questi aspetti.
Francesco Pastorelli


È nato il coordinamento Noi nelle Alpi

Si è costituito da poco sotto il nome “Noi nelle Alpi” e con lo slogan “difendere la montagna e promuovere lo sviluppo del turismo sostenibile” un coordinamento di associazioni piemontesi convinte che la montagna sia un bene comune, la casa di chi ci vive e l’opportunità per chi sta in pianura, che il turismo possa essere una risorsa importante, ma anche che in montagna, proprio per la sua sensibilità, non tutto debba essere per forza permesso, sia in un’ottica di rispetto dell’ambiente che di rispetto delle diverse forme di fruizione. “Noi nelle Alpi” è impegnata nel sensibilizzare amministratori ed operatori (molti dei quali sono più sensibili di quanto si possa immaginare e soprattutto se dotati di giusti strumenti sanno valutare correttamente pro e contro di certe attività turistiche). E’ stato avviato un confronto con le istituzioni (soprattutto in Provincia di Torino, Valle Susa e Val Chisone), con alcune delle quali sono stati trovati punti di convergenza su alcuni aspetti mentre su altri le distanze permangono abissali (ad esempio per quanto riguarda eliski e moto). Ne fanno parte al momento (ma la possibilità di adesione è aperta a tutti): Cai Piemonte, Ciaspole, Italia Nostra Piemonte e Valle d’Aosta, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Mountain Wilderness Piemonte e Valle d’Aosta, Pro Natura Piemonte, Wwf Piemonte e Valle d’Aosta.
Info: italia@cipra.org