Non c’è solo il lupo a turbare i sonni tranquilli degli allevatori in alpeggio. C’è anche l’Europa. Sì, l’Europa, proprio “quell’idea di federazione di paesi” per cui siamo stati recentemente chiamati a dare la nostra preferenza.
Succede che l’Ue, all’interno della sua programmazione, preveda aiuti per agricoltori e allevatori con le misure di Politica agricola comune (Pac): si tratta di oltre 53 miliardi di euro annui, la fetta maggiore di tutta la spesa comunitaria che all’Italia “frutta” 6,3 miliardi ogni anno, parte dei quali destinata a chi attraverso l’utilizzo degli alpeggi montani si occupa dell’ingrasso della carne bovina o della produzione di latte. Sulla carta tutto bene, quindi, ma così non è “sul terreno”. Perché di valle in valle si moltiplicano, in tutto il territorio alpino del paese, le denunce di inefficacia e pericolo di tali strumenti per i territori coinvolti.

«Dalle nostre parti i titoli Pac hanno creato non pochi problemi – racconta Antonio Brignone, funzionario tecnico agrario della Comunità montana Valle Stura – facendo lievitare in alcuni casi anche di quattro volte le offerte per l’aggiudicamento degli alpeggi». Molto spesso infatti grosse aziende di pianura, con numeri rilevanti di capi, partano alla “caccia” di alpeggi per poter usufruire degli aiuti previsti dalla Pac, distribuiti a seconda degli ettari di terreno a disposizione. «Presso il Comune di Sambuco – continua Brignone –, i prezzi dell’affitto degli alpeggi in pochi anni sono saliti alle stelle. E la maggior parte delle volte tali pascoli non venivano poi nemmeno utilizzati. In Valle Grana, ad esempio, abbiamo visto dei vitelloni da ingrasso che rimanevano nei recinti, mentre i prati restavano non pascolati. E gli allevatori prendevano lo stesso gli incentivi». Talvolta addirittura, spiega il funzionario, i pascoli vengono subaffittati a ignari allevatori, che pur facendo pascolare veramente le proprie bestie, non solo non prendono un euro di aiuti, ma si rendono persino complici, loro malgrado, di una vera a propria truffa ai danno dell’Unione europea.
Eppure in Valle Stura, come in molte altre valli alpine, i residenti hanno la prelazione per l’utilizzo dei pascoli rispetto alle realtà che provengono da fuori. Ma anche in questo caso, fatta la legge trovato l’inganno, perché da quando ci sono gli aiuti Pac in Valle Stura, spiegano le autorità locali, aumentano le residenze “fittizie” e spuntano prestanome locali.

«Gli incentivi sono farina del diavolo – ha dichiarato la Presidente della Provincia di Cuneo, Gianna Gancia, in occasione di un convegno intitolato “Dalle Alpi alla tavola” tenutosi a Cuneo –, perché drogano il mercato e creano bolle speculative, come purtroppo ben dimostrano in agricoltura la corsa al biogas e l’assegnazione degli alpeggi per la collocazione dei titoli Pac. Senza gli incentivi, questi problemi non ci sarebbero. Gli agricoltori non hanno bisogno di assistenzialismo, ma della libertà di lavorare». Una soluzione drastica quella suggerita dalla Presidente della Provincia Granda, che rischia di buttar via “il bambino con l’acqua calda”. E che non trova d’accordo un gran numero di addetti ai lavori. «In realtà dal nostro osservatorio vediamo che gli aiuti Pac sono indispensabili per i pastori che salgono in alpeggio – spiega Antonella Rosa, del Comitato La Tramia di Pont Canavese, una delle animatrici dell’Associazione La Transumanza che ogni anno organizza la festa di salita e quella di discesa dei pastori dagli alpeggi delle valli Orco e Soana con le bestie –. Senza un sostegno l’intero indotto si fermerebbe. E con lui un pezzo importante della cultura alpina sparirebbe».
Stiamo ormai entrando nella prossima programmazione europea della Pac 2014-2020 e, nonostante i ripetuti incontri di discussione, l’impegno delle amministrazioni locali e regionali, l’attività incessante delle associazioni di categoria e degli studiosi delle accademie, una soluzione per arginare il problema della speculazione economica da parte di imprenditori senza scrupoli nei confronti del variegato mondo degli alpeggi sembra ancora lontana. Mentre avanza lo spettro, come sottolineava Antonella Rosa, della perdita di un pezzo importante della nostra civiltà alpina.
Maurizio Dematteis

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