A dar retta al magmatico mondo delle informazioni presenti sul web, l’ultimo tentativo della Regione Piemonte di rilanciare la Stazione Alpina “Vittorino Vezzani” di Sauze d’Oulx, acquisita nel 2004, risale al 2010. In quella data infatti l’Ipla (Istituto per le piante da legno e l’ambiente), società autonoma, ma a totale controllo regionale, ha emanato un avviso per la ricerca di manifestazioni d’interesse per la gestione della Stazione Alpina, che purtroppo non ha ricevuto risposte adeguate.
L’elenco degli elementi che compongono la stazione, diffuso dall’Ipla in quell’occasione, permette di farsi un’idea del potenziale di questa realtà dal passato prestigioso, dal presente deprimente e dal futuro incerto.
La Stazione Alpina, che si trova a quota 1900 metri in località Grand Chalp, a pochi chilometri da Sauze d’Oulx, viene infatti descritta come costituita da: 52 ettari di prati e pascoli in quota (tra i 1850 e i 2400 metri), stalle adatte a 100 capi di bovini, una sala di mungitura attrezzata, ricoveri per ovini e caprini, alloggiamenti per il personale, un caseificio in grado di lavorare 20 quintali di latte al giorno, con tanto di impianto per la produzione di yogurt e locali di stagionatura, uno stabile ricettivo con 22 camere dotate di servizi, privati e comuni, cucina e locali per ristorazione, locali per la didattica, uno spaccio per la vendita dei prodotti aziendali.
O forse sarebbe meglio dire che la stazione potrebbe essere composta da tutte queste componenti, dal momento che attualmente è inattiva e le strutture sono sigillate con piombature a porte e finestre per scoraggiare ladri e vandali.
Fondata nel 1931 da Vittorino Vezzani, illustre docente di agraria e fondatore dell’Istitituto zootecnico e caseario del Piemonte, nel corso del tempo la stazione ha ospitato decine di ricerche e sperimentazioni di grande qualità sull’allevamento e l’agricoltura in alta quota, formato centinaia di studenti dell’istituto agrario e, sopratutto, di casari, i cui formaggi e yogurt fino a pochissimi anni fa attiravano fino alla stazione turisti e buongustai.
Nonostante l’acquisizione e l’interesse da parte della Regione Piemonte dell’inizio degli anni 2000, oggi la crisi economica generale – che ha colpito con forza particolare il settore pubblico e la montagna – e lo spostamento dell’attenzione della politica regionale, dal verde dei pascoli, delle foreste e dei campi coltivati a quello della biancheria intima, hanno portato alla chiusura del centro, un tempo tra i più importanti d’Europa nel suo genere.
Le potenzialità di una struttura di questo tipo sono state colte dal comune di Sauze d’Oulx, che nel 2013 ha ottenuto dalla Regione l’autorizzazione ad utilizzare in comodato gratuito una parte della struttura, con l’obiettivo di affidarla in gestione a soggetti privati e farne un centro di eccellenza per la produzione lattiero-casearia di montagna. Anche se non si hanno notizie riguardo all’effettivo avvio di questi progetti di rilancio, l’interesse da parte delle istituzioni locali apre uno spiraglio di speranza sul futuro della stazione alpina, in un momento storico nel quale a detta di molti la montagna può – anzi, deve – essere un laboratorio di innovazione sociale, tecnica ed economica, nel campo dello sviluppo sostenibile e delle filiere agro-alimentari.
Giorgio Masoero, ex direttore dell’Istituto Zootecnico e della Stazione Alpina, ha un’idea chiara delle potenzialità economiche di un rilancio della struttura, che unisca agricoltura sostenibile, allevamenti di montagna e turismo alpino: «si parla molto di „no tav“, ma oggi la Val di Susa muore di „no trav“, no travail. Dalla nascita della Stazione Alpina, ottanta anni or sono, ogni generazione l’ha riplasmata, ne ha mutato e ingrandito le forme. È ora che si pensi costruttivamente alla sostanza e alla sua vocazione polivalente, in un’ottica anti-crisi. Pascolo simbiotico, allevamento bovino, caseificio, orto simbiotico, vendita diretta, ma anche servizi al turista, collaborazioni con le aree protette, laboratori, bosco, selvatici. Con un occhio alle biotecnologie verdi».
Uno dei punti programmatici dell’ultima campagna elettorale vinta di Sergio Chiamparino, per la Regione Piemonte, evoca l’agricoltura di montagna, le filiere agro-alimentari di qualità, la montagna come luogo di innovazione economica e sociale, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio.
E ora che l’ex sindaco di torino è diventato Presdiente piemontese la Stazione Alpina Vittorino Vezzani potrebbe essere uno dei motori sul territorio di queste strategie. Sempre che la Regione Piemonte, con l’aiuto degli attori del territorio, torni ad accorgersi della sua esistenza.
Giacomo Pettenati
Sono un villeggiante che, da ormai piu’ di 10 anni, trascorre l’estate a Jouvenceaux.
Mi fa un certo effetto vedere che a Sauze d’Oulx esista ancora, ben in vista, la pubblicita’ della stazione alpina, quale produttrice di formaggi locali ed altro… pubblicita’ che mente spudoratamente, perche’ la stazione e’ ormai chiusa e sigillata… da anni!
Quindi, tutto il mio appoggio sulla riapertura del Vezzani! Anche per evitare (e’ gia’ successo…) che i turisti salgano sulla navetta gratuita che vi porta, con l’intenzione d’acquistarne i prodotti freschi (tra i quali gli ottimi formaggi…) per trovarsi di fronte solo degrado e porte e finestre sbarrate!
Ringraziando per l’attenzione, porgo cordiali saluti.
Mario Pelli
Jouvenceaux, sabato 2 agosto 2014
E’ sconcertante riscontrare già da qualche anno l’abbandono completo di una struttura di questa importanza e dimensioni. Inutile osservare che mentre si parla di progetti di rilancio, le strutture della stazione, alla mercé delle rigide intemperie invernali, si stanno avviando alla rovina e fra breve non potrà più esserci alcun progetto di rilancio. Ho avuto modo di constatare quest’estate che molte delle unità che compongono le strutture hanno gli infissi aperti e immagino che all’interno macchinari e arredi siano in rovina.
Mi domando se il Presidente Chiamparino sia a diretta conoscenza di questo scempio e spero che chi di dovere possa sensibilizzarlo.
Andrea Viani.
Che desolazione!
Siamo nel 2018 e nulla è cambiato da quel mese di agosto del 2014.
Rosa Pavese
Spiace per il territorio consumato, ma quella stazione era un lager dove sono stati imprigionati migliaia di animali. Deve rimanere chiusa, e ancora meglio essere distrutta per restituire al bosco quello che è suo.
Spero che il Presidente Cirio prenda in considerazione la riapertura del centro sperimentale di Sauxe d’Oulx ora che molti giovani sono in cerca di un lavoro e c’è una tendenza a ritornare a mestieri antichi come l’agricoltore.
E’ una desolazione vedere che il complesso della stazione alpina di Sauxe va in rovina.