Per i suoi promotori è il simbolo con cui raccogliere sotto un unico cappello le liste civiche piemontesi che si presenteranno a elezione il prossimo 25 maggio nei comuni delle terre alte. Il nome è Alpes, acronimo di Autonomia, Libertà, Partecipazione, Energia e Sussidiarietà, nel suo simbolo rosso compaiono una torre civica e una montagna stilizzata, una sorta di marchio a cui possono aderire candidati sindaci e consiglieri comunali dei 420 comuni montani – su 553 – con cui si è conclusa la legislatura.
Si tratta di un’iniziativa ideata da un gruppo di 10 amministratori locali e dall’Uncem Piemonte per creare, dal basso, una rete di amministratori candidati – e poi eletti – nei Consigli comunali, che si riconoscano in una serie di proposte per il rilancio delle terre alte. L’obiettivo principale è superare la storica marginalità geografica, economica e politica della montagna con un manifesto che delinea esigenze e progetti: diritto al lavoro, parità di servizi, promozione e tutela dell’ambiente, democrazia partecipata, adeguata rappresentanza nelle istituzioni, valorizzazione delle identità storiche, superamento del municipalismo e del campanilismo, economia dinamica, capacità di attrarre investimenti di imprese e progetti europei.
Giacomo Lombardo, sindaco di Ostana in Valle Po, è tra i fondatori di Alpes e fa parte della commissione che valuta le richieste di adesione: «Alpes è nato come movimento per far sentire la voce della montagna alla politica regionale e nazionale. Ci siamo ispirati alla Carta di Chivasso nello stilare il nostro manifesto – al documento firmato dai resistenti valdostani e valdesi nel 1943 per un sistema politico federale e repubblicano – perché i nostri ideali hanno radice in quella dichiarazione che mirava a tutelare le autonomie locali delle minoranze culturali, linguistiche e geografiche. Siccome ci apprestiamo a votare in Piemonte con una legge elettorale che non prevede alcuna rappresentanza della montagna e con delle coalizioni che non presenteranno alcun candidato della montagna, noi sindaci dei Comuni montani vogliamo dimostrare la nostra compattezza, nonostante la politica che conta ci abbia abbandonati da tempo. Finora abbiamo avuto una cinquantina di richieste di adesione, noi valutiamo i criteri generali, poi sta a ciascun candidato sindaco applicare nel concreto del proprio programma le linee generali dettate nel manifesto di Alpes».
Chi, invece, ha deciso di attendere ulteriori evoluzioni prima di dare la propria adesione è Nino Chiadò, Sindaco di Massello in Val Germanasca: «Mi trovo in una situazione un po’ privilegiata perché il mio mandato non è in scadenza. Anche per questo motivo, all’incontro pubblico di Pinerolo, ho dichiarato che mi pongo in una posizione di attesa, non pregiudizialmente, ma per osservare le future evoluzioni di Alpes. Il mio parere? L’idea è molto buona ma si è lavorato con troppa fretta. Allo stato attuale, Alpes mi pare animata da uno spirito movimentista che sta portando una ventata di freschezza nel dibattito pubblico della montagna. Tuttavia non vedo ancora molta chiarezza sui contenuti concreti che le liste dovranno sviluppare in futuro. Oltretutto il mio comune aderisce già a una rete, Alleanza nelle Alpi, animata da un sano e vigoroso dibattito interno che porta valore aggiunto e idee al nostro lavoro».
Chi ha lanciato Alpes spera che il bollino rosso possa presto colorare le schede elettorali dei Comuni di altre regioni alpine; già alcune richieste del logo sono giunte dalla Valtellina.
Per i detrattori è l’ennesimo tentativo da parte dell’Uncem di occupare ogni spazio politico della montagna. In attesa di altre proposte e con la speranza che l’impatto superi effettivamente i confini delle Alpi.
Simone Bobbio