Trovare lavoro in montagna come agricoltore oggi “fa figo”?
Secondo Linea verde, tra i vantaggi dell’avere un’occupazione in questi tempi di magra ci sarebbe anche quello di soddisfare la propria vanità. Ipotesi enunciata con una battuta forse non del tutto azzeccata durante la puntata che la trasmissione di Raiuno ha dedicato domenica 19 gennaio 2014 all’Ossola, e in particolare alle valli Antigorio e Formazza. L’intento della puntata era quello d’indagare sulle realtà produttive di un’area la cui vocazione turistica è tutta ancora da definire e su un’“agricoltura estrema”, come l’ha definita Patrizio Roversi, il mai dimenticato “turista per caso” che fa dello stupore e di un’esibita inadeguatezza il suo strumento d’indagine preferito: assecondato in questo caso dalla piacente Ingrid Muccitelli.
E’ proprio il canuto Roversi a mettere a disagio un allievo dell’istituto agrario di Crodo chiedendogli se oggi occuparsi della campagna “fa figo”. Ma ormai quello che è detto è detto. L’allievo, issato sul trattore, se ne guarda dallo stare allo scherzo documentando al “cronista per caso” la sua scelta con le dovute argomentazioni. Va precisato che c’era un tempo in cui le ragazze da marito erano piuttosto schizzinose nei confronti di aspiranti con le mani incallite dal tanto zappare. Ma oggi, in questo passaggio cruciale da tradizione a modernità, chi può ancora vergognarsi, conduttori televisivi a parte, del mestiere di contadino?
Largo dunque nella puntata di Linea verde dedicata all’Ossola a contadini, a vignaioli (qui si produce l’ottimo Prunent), a pastori, a tecnici caseari, a geologi, a coltivatori diretti, secondo la formula inaugurata con molta misura diversi anni fa da Federico Fazzuoli. Si parte da un dato in controtendenza: da quel conclamato + 9% relativo alle nuove assunzioni giovanili nel settore agricolo. Nessun dubbio. I giovani stanno tornando alla terra con tutti i problemi analizzati con cognizione di causa da Dislivelli in un convegno e in un dossier.
Gli eterni incontentabili possono rammaricarsi che nell’affastellare interviste sui temi più disparati, Linea verde abbia sorvolato sugli splendori e sui beni culturali di un territorio, questo dell’Ossola, che non ha conosciuto la fame e le carestie di altre vallate meno fortunate. Ma riesce difficile essere indulgenti con il presunto brillantismo di un conduttore che pur di “captare” la benevolenza di uno spettatore domenicale (che si ritiene giustamente distratto), ha fatto ricorso a coloriture decisamente esorbitanti.
Un altro esempio fra i tanti? Attribuire, come ha fatto Roversi, alle meravigliose capre vallesane dal vello bianco e nero una predilezione per la squadra della Juventus di cui “adottano” i colori non può che esulare da una corretta opera di divulgazione, a meno che la trasmissione non s’intitoli, chessò, Giochi senza frontiere. Una mancanza di riguardo soprattutto nei confronti della preziosa capra vallesana che, a quanto si è potuto apprendere, risulta particolarmente alacre nel rovistare nei magri pascoli delle alte quote.
Roberto Serafin