Il piccolo Comune di Ostana, noto a tutti per i numerosi interventi di valorizzazione del patrimonio edilizio locale, può essere a tutti gli effetti denominato “laboratorio di architettura alpina” per via delle interessanti sperimentazioni architettoniche e sociali che si praticano ormai già da qualche anno sul territorio.
Oggi una nuova Ala dotata di infopoint turistico e spazi commerciali – ideata da un gruppo di docenti del Politecnico di Torino e trasformata in progetto esecutivo da alcuni progettisti locali – è oramai quasi ultimata all’ingresso del paese.
Fino a ora si è molto parlato di Ostana per quanto riguarda il recupero del patrimonio in senso stretto tralasciando invece gli aspetti “processuali” che fanno da sfondo ai progetti edilizi veri e propri. Questa opera infatti non è solo un ulteriore tassello del progetto di rivitalizzazione del paese, ma il frutto di una interessante strategia di rilancio dei borghi alpini e che potrebbe essere un modello per altre realtà territoriali.

Il caso di Ostana ha dimostrato come sia necessario prima di tutto mettere a punto delle progettualità organiche e d’insieme, e non per “frammenti” isolati, in modo da predisporle per partecipare alla candidatura alle diverse filiere di finanziamento che di volta in volta si possono presentare. Gli ottimi risultati, in termini di raccolta di finanziamenti pubblici, sviluppati in questi anni a Ostana, sono proprio il frutto di questo tipo di lavoro.
In secondo luogo è necessario disporre di un progetto di grande respiro: qualità ambientale e architettonica, turismo ecocompatibile e soft, valorizzazione delle risorse culturali – non solo quelle tradizionali ma anche con nuove iniziative innovative (nel caso specifico il costruendo Centro culturale della borgata Miribrart che ospiterà eventi legati al Premio letteratura lingue minoritarie e alla Scuola di scrittura cinematografica) –, avvio di collaborazioni con soggetti d’eccellenza (come in questo caso il Politecnico di Torino).

Quali sono dunque le caratteristiche dei recenti progetti realizzati nel paese?
In primis la creazione di nuovi servizi a sostegno di questo progetto complessivo attraverso operazioni di “agopuntura architettonica” di qualità dentro il tessuto edilizio storico esistente.
Non solo recupero ma anche nuovi edifici, al contempo tradizionali e innovativi, e validi sotto il profilo dell’ecosostenibilità. Proprio per questo si è deciso di operare con un’architettura in legno. Come specificato anche all’interno del Manuale di best practices architettoniche del Comune di Ostana (elaborato dallo IAM in relazione al finanziamento del PSR per il cosiddetto “progetto borgate”), gli eventuali e limitatissimi interventi di ampliamento delle borgate storiche devono essere realizzati in legno sia per questioni pratiche, sia per rendere leggibili le differenze tra parti insediative nuove e antiche.
Fondamentale è infine l’esistenza di una riflessione alla scala urbana che in questo caso ha permesso di ripensare organicamente l’entrata del capoluogo, dove oramai gravita buona parte della vita dei residenti. Il progetto per la nuova ala rientra infatti all’interno di un più vasto e integrale piano di ripensamento della configurazione della borgata di “La Villo”, con la realizzazione di diversi nuovi servizi a supporto degli abitanti e dei turisti: la struttura ricettiva della Galaberna, la palestra di roccia, la nuova piazzetta, e ora l’Ala che ha già ospitato concerti e manifestazioni. Un’opera di grande coraggio e innovazione, non così comune sulle Alpi occidentali italiane, di cui va dato atto all’amministrazione e alla popolazione di Ostana.
Roberto Dini e Mattia Giusiano