A cura di Gianfranco Bologna, E’ ancora possibile la sostenibilità?, Worldwatch Institute, State of the world 2013, 464 pp., 22,10 euro.

Il Worldwatch Institute nel 2013, come ogni anno, ha presentato il suo State of the world dedicandolo al tema della sostenibilità. I ricercatori del prestigioso think-tank di Washington, al loro 30° anno di pubblicazione dell’analisi sullo stato del mondo, tentano di rispondere alla seguente domanda cruciale e di stretta attualità: è ancora possibile, allo stato attuale della situazione, per l’umanità imboccare una rotta di sostenibilità dei propri modelli di sviluppo sociale ed economico?
Risposta di non poco conto, cui il presidente dell’Istituto Robert Engelman fa precedere il seguente pensiero: «Quella in cui viviamo è l’epoca della sosteniblablablà, una profusione cacofonica di usi del termine ‘sostenibile’ per definire qualcosa di migliore dal punto di vista ambientale o semplicemente alla moda». Ma se lo sviluppo sostenibile è soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni, Engelman sostiene che oggi tale termine viene utilizzato in maniera “truffaldina” da molte realtà per una strategia di “greenwashing” messa in atto da alcune aziende.
Ma tornando alla domanda iniziale, che potremmo sintetizzare nel seguente modo: oggi è troppo tardi? Ebbene, secondo Kim Stanley Robinson, noto scrittore di fantascienza americano specializzato in catastrofi ambientali, la risposta è no. Nel suo contributo al volume sostiene infatti che «non è ancora troppo tardi. Come dimostrato in questo volume e in altre analisi, […] se facessimo tutto nel modo giusto, cominciando quest’anno e continuando per diversi decenni allora potremmo farcela». Ma, sottolinea lo scrittore, questo «potrebbe coinvolgere così tante azioni che finirebbe per diventare l’obbiettivo principale degli sforzi dell’umanità».  Riconversione del turismo invernale sulle Alpi, aggiungiamo noi, compresa.
Maurizio Dematteis