Wu Ming 1, Roberto Santachiara, Point Lenana, Einaudi, Torino 2013. 600 pagine, 20 euro
Wu Ming 1, ormai celebre scrittore bolognese, è molto più avvezzo alle suggestioni urbane che al richiamo delle cime. Roberto Santachiara, al contrario, è quel che si dice un “patito di montagna”, nel senso che si diletta e si strugge a salirla, leggerla e raccontarla. L’incontro tra uno scrittore sperimentale e un alpinista appassionato e colto sarebbe già motivo di curiosità, di per sé, se non fosse maturato per di più all’ombra di una storia mitica e strampalata come la scalata del Monte Kenya per piede di Felice Benuzzi e compagni nel 1943, tutti giovani internati in un campo di prigionia africano. La Punta Lenana è stata una fuga-scalata così insensata e allegorica da diventare un romanzo, un film e ora una specie di viaggio di formazione storica e culturale, nel dipanarsi del racconto di Wu Ming e Santachiara che mischiano la biografia di Benuzzi e le autobiografie personali, citazioni letterarie e luoghi autentici, dissertazioni filosofiche e brani di vita vera, a cavallo tra Trieste e l’Africa, e tra la seconda guerra e oggi. Ne esce un racconto senza soluzione di continuità come negli altri libri di Wu Ming, una “scorribanda nel Novecento” che corre liberamente nello spazio e nel tempo attaccandosi a tutte le storie che incontra. Un libro da leggere per imparare, se si vuole (la bibliografia è importante), oppure per il puro piacere di vivere in altri posti e in altre vite.
Enrico Camanni