Castagneri G., L’acqua contesa. Storia dell’acquedotto del Piano della Mussa, Il Risveglio Editore, Ciriè, 2013. 64 pp., € 10,00
Gianni Castagneri ha ricostruito, attraverso documenti d’archivio e fonti giornalistiche, il percorso che portò alla realizzazione dell’acquedotto che convoglia l’acqua dal Pian della Mussa (Valli di Lanzo) a Torino. Una testimonianza utile per valorizzare una delle più imponenti opere di infrastrutturazione del secolo scorso i cui lavori, perfettamente inseriti nel contesto ambientale, hanno portato alla realizzazione di un impianto tuttora funzionante.
Ma è proprio solo questo che traspare dal racconto di Castagneri, o è possibile raccogliere altre interpretazioni di fondo? Sicuramente un lettore attento alle dinamiche che si innescano in montagna oggi, può osservare come qualche volta il fantasma del passato ritorni, a tratti sempre più vivido. Sì, perché la questione dell’acqua pubblica, dell’acqua come bene comune, contrasta con i pensieri diffusi che a volte popolano le menti dei montanari: “L’acqua è dei montanari!”. Quindi l’acqua del Pian della Mussa, come l’acqua delle sorgenti pure di alta montagna, a chi appartiene? È per i montanari, gli allevatori d’alta quota, o per la città e per il consumismo sfrenato?
“ENTRAMBE!”, ci si aspetterebbe di veder scritto nella mente del montanaro e dell’uomo “urbano”. La maggior parte delle volte, però, pregiudizi e limiti di ogni genere, trasformano questa ovvietà in conflitti e problemi insormontabili. L’acqua è oro, oro prezioso, per tutti e di tutti. Per questo il libro di Castagneri, oltre ad essere una bella storia di una vicenda che ha interessato le nostre valli, può diventare un buon motivo per riflettere e pensare che una gestione integrata e oculata della risorsa acqua nelle aree di montagna, non solo può essere fonte di ricchezza (economico – ambientale), ma anche di bellezza (paesaggistico-ambientale). L’acqua deve prima di tutto essere tutelata ambientalmente per poter essere sfruttata globalmente. Non si può pensare che sia tutta del montanaro, che è talmente bramoso di conservare i propri pascoli ricchi d’acqua da ”museificarli” e metterli sotto una teca di vetro, ma nemmeno si può pensare che l’acqua sia esclusivamente degli “urbani”, che spesso dimenticano l’importanza della rubinetteria e della bellezza di avere l’acqua a ogni ora del giorno e della notte e nella quantità che più gli aggrada.
Tutela, ma allo stesso valorizzazione. Questo dovrebbe essere il comportamento di tutti verso l’acqua. Allora ci si spingerà ancora una volta al Pian della Mussa, ma con occhio consapevole, non compassionevole o critico, per poter dire: sì l’acqua è veramente nostra, di tutti noi! Il genere umano deve guardare all’acqua come a un bene prezioso, da salvaguardare, ma allo stesso tempo utilizzare parsimoniosamente affinché possa essere inserito fra gli elementi alla base dello sviluppo, non solo locale, ma globale.
Il Pian della Mussa e Torino sono ricchi d’acqua, ma chi non sa di essere fortunato, provi a guardare altrove e a ritornare nelle Valli di Lanzo. Sicuramente, chi non è stolto, guarderà consapevolmente alla ricchezza che gli viene offerta dalla natura, e probabilmente guarderà alla preziosità dell’acqua con altri occhi.
Grazie quindi a Castagneri per aver risvegliato in me, e in chiunque vorrà leggere la sua opera, tante riflessioni e spunti per poter vivere e guardare alla montagna in modo nuovo e assolutamente “innovativo”, prendendo spunto dalla più vecchia delle maestre: la storia.
Cristiana Oggero
Che l’acqua sia un bene comune…siamo perfettamente daccordo ma non va sprecata lasciando i rubinetti delle case o delle fontane nei paesi o nelle città aperti sprecando questo ORO che ci viene regalato dalle nostre montagne.