«In 25 anni, da quando ho aperto il rifugio, le principali novità che ho osservato tra i clienti sono legate alla cucina: è aumentata la presenza di vegetariani, vegani e persone con intolleranze alimentari. Oltre al numero di coloro che fanno la doccia alla sera».
Mattia Colavita della Fontana del Thures è un uomo concreto. Battute a parte, l’evoluzione del turista che frequenta la locanda in alta Valsusa è legata prevalentemente agli aspetti culinari.
«All’inizio gli ospiti venivano per mangiare la polenta, ma con il passare del tempo ho osservato una maggiore attenzione per i piatti tipici e i prodotti locali. È stato un piacere assecondare questo tipo di richieste; altre sollecitazioni invece non si possono soddisfare, come la cameretta doppia con bagno privato. La nostra è, e deve restare, una sistemazione un po’ più confortevole e genuina del rifugio di montagna: i nostri clienti ci apprezzano per questo».
La Fontana del Thures è incastonata tra le montagne torinesi per eccellenza nel cuore delle cosiddette Valli olimpiche, ma in posizione leggermente defilata: all’imbocco della Valle di Thures, un angolo di natura non ancora toccata dall’espansione degli impianti sciistici e delle strutture per il turismo di massa.
«Siamo ad appena 4 km dalle piste da sci, ma i nostri ospiti non vengono per lo sci da discesa, sono prevalentemente scialpinisti e ciaspolatori. Anzi, ci danneggia la vicinanza con le grandi stazioni invernali e il loro atteggiamento improntato alla soddisfazione di qualsiasi richiesta dell’utenza. Le comitive che vengono portate qui dal grande albergo per un giro in motoslitta o l’eliski, allontanano i miei clienti, quelli che invece vorrebbero godersi una tranquilla giornata sulla neve e nella quiete della montagna».
In inverno sono quindi aumentate notevolmente le persone che praticano l’escursionismo con sci e pelli di foca o con le ciaspole. Coloro che si fermano a pernottare sono soprattutto francesi accompagnati da guide alpine del Briançonnais, gli italiani arrivano in giornata e si fermano per uno spuntino alla fine della gita. In estate invece il Thures è un ottimo punto di partenza per passeggiate e trekking di più giorni, senza importanti variazioni da quando Mattia ha iniziato la sua avventura in montagna. Nelle mezze stagioni, allora come oggi, il deserto.
«Una novità, purtroppo negativa, è l’attenzione spasmodica al meteo. Un tempo la gente veniva lo stesso, anche quando il tempo era brutto. Ultimamente, basta che i bollettini annuncino una giornata non proprio perfetta e tutti a chiamare per disdire le prenotazioni».
Nuovi turisti: buongustai e meteoropatici.
Simone Bobbio

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