Tra i cosiddetti  nuovi turisti saremo presto costretti ad annoverare orde di centauri e proprietari di costosi fuoristrada o rumorosi quad, finalmente liberi di scorrazzare lungo la fitta rete di strade sterrate di alta quota che interessa l’arco alpino occidentale, dalle Alpi Liguri alla Valle d’Aosta? Probabilmente sì, e in particolare sarà l’Alta Valle Susa la meta privilegiata di questo “nuovo” turismo. Non si tratta di una provocazione, ma della triste realtà. Fino a oggi, malgrado l’assenza di normative chiare (le strade di montagna, in particolare le ex militari, costituiscono una sorta di limbo normativo) e di strumenti di controllo efficienti, si poteva sperare di andare verso una sempre maggior limitazione dei mezzi motorizzati; la sensibilità rispetto all’ambiente e alla fruizione della montagna da parte di escursionisti e operatori turistici – i primi portati ad apprezzare sempre più una montagna silenziosa, gli altri confortati dalle presenze crescenti di camminatori e soprattutto di ciclisti – è anch’essa aumentata.
In Alta Valle Susa è stato presentato il progetto “Alpi Motor Resort”, pensato per consentire a mezzi motorizzati di percorrere le rotabili d’alta quota. Capofila del progetto è il Comune di Sestriere, ma i comuni interessati, perlomeno quanto a percorsi, sono tutti quelli dell’alta valle. Non c’è dubbio che pensare di consentire ciò che altrove (altri paesi alpini, o altre regioni ad economia turistica di alto livello) è rigorosamente vietato, può essere un’ottima chiave per aprirsi a nuove forme di turismo.

Il progetto Alpi Motor Resort viene presentato con l’obiettivo di dare delle regole per le strade di montagna. In realtà esso prevede lo “sviluppo di prodotti turistici legati alle fruizione della rete di strade militari presenti sulle Alpi dell’Alta Val Susa da parte di turisti che le percorrono con mezzi motorizzati. Obiettivo del progetto è di attrarre flussi turistici provenienti da Francia, Svizzera, Germania e Austria in particolare nei periodi di bassa stagione (maggio-giugno e settembre-ottobre) offrendo un’accoglienza e dei servizi dedicati al target di utenti”.
Iniziative che andavano nell’opposta direzione sono state abbandonate. Ad esempio, con la vecchia amministrazione di Bardonecchia si era iniziato a ragionare insieme su come porre dei freni alla circolazione motorizzate di quella che è la strada più alta delle Alpi, che conduce ai 3000 metri del Colle del Sommelier http://goo.gl/MjiEn. Un delicato ambiente d’alta quota che rischiava di diventare una pista da enduro. Si erano gettate le basi per uno sviluppo diverso di quella zona, salvaguardando turismo e ambiente naturale. Ora quel tracciato è uno dei cinque proposti dal pacchetto turistico “Alpi Motor Resort”. D’altronde l’attuale assessore al turismo di Bardonecchia, in occasione di un recente incontro pubblico dove si discuteva di eliski e di turismo affermava: «ci sono troppi divieti e vincoli per i motociclisti e gli automobilisti; occorre dare la possibilità di poter andare in montagna anche a chi ha una moto o un fuoristrada».

Auspicando che il fenomeno non dilaghi – ma le brutte pratiche si diffondono assai facilmente – resta da domandarsi se ha senso, ma soprattutto se è davvero necessario, pensare di integrare la cassa svendendo il territorio. Questo aprire ad una pratica altrove non consentita pare perlomeno indice di scarsa lungimiranza, che sul lungo periodo potrebbe costituire un boomerang per la regione. Una regione come l’alta Valle di Susa, fortemente infrastrutturata, non dovrebbe invece in un’ottica di efficienza (non  di sensibilità ambientale, del tutto sconosciuta ai suoi amministratori) cercare di costruire un prodotto turistico “complementare”? Affiancare al divertimentificio già esistente qualcosa che vada nel senso opposto è così difficile?
Francesco Pastorelli