Azzoni G. e Mestriner P. (a cura di), Abitare minimo nelle Alpi, Lettera Ventidue, Palermo, 2013, pp. 64, 18,00 euro.

La curatela di Azzoni e Mestriner, ripercorre l’iter del Concorso di Idee promosso nel 2012 dal Distretto Culturale di Valle Camonica e il Parco dell’Adamello, al fine di favorire la conoscenza della Valle Camonica stessa. Si tratta di un concorso internazionale di idee intitolato “Abitare minimo nelle Alpi”, nato per ripensare, secondo criteri moderni, una struttura di grande utilità in alta quota: il bivacco. Il concorso si basa sul tema dell’abitare nelle terre alte per ripensare i canoni del rapporto tra uomo e territorio sulla base di concetti quali responsabilità, sostenibilità e sobrietà. L’idea del bivacco risponde perfettamente a questi tre parametri. Si tratta infatti di una tipologia abitativa “temporanea” che può diventare uno strumento “leggero” per dare risposte concrete ai bisogni umani in alta quota. Il bivacco si trasforma in un nuovo modello per l’abitare in montagna, rappresentando una soluzione meno invasiva e maggiormente improntata all’utilità, una cellula ecologica e sostenibile, priva di ogni comfort superfluo, lontana dai modelli consumistici e sempre più vicina all’identità dei luoghi in cui viene inserita.
Il concorso, affiancandosi alla rassegna di arte pubblica “Aperto_2012 art on the border” progettata da Giorgio Azzoni e sfruttando il lavoro di ricerca di Paolo Mestriner e Massimiliano Spadoni del Politecnico di Milano, ha trovato il suo culmine nella mostra di Gallarate (maggio 2012) in cui sono stati presentati i progetti vincitori, menzionati, segnalati e presentati durante il concorso in questione e riproposti in questa pubblicazione.
Il progetto 1° classificato è di Felici, Santamaria, Cammarota, Rossi e D’Amico (LAMA+). I progettisti sono riusciti a raccogliere gli elementi alla base della filosofia promossa dal concorso stesso e basata sui concetti di erranza, focolare, soglia, transito, raccoglimento e protezione.
Attraverso il bivacco, l’uomo è finalmente in grado di vivere la montagna sostenibilmente e in modo più profondo che in passato, limitando al minimo gli impatti sull’ambiente e sul paesaggio, trovando comunque risposta alle proprie esigenze, fisiche e morali. Il bivacco è luogo di ritrovo, ristoro e riposo, oltre ad essere un baluardo dell’uomo in alta quota, il simbolo dell’eterno rapporto uomo-montagna. L’uomo d’alta quota non è più solo alpinista, ma anche escursionista, naturalista, montanaro per un giorno, mentre il bivacco deve essere in grado, sempre più, di rispondere alle sue esigenze offrendo un’esperienza unica, da vivere con infinita riconoscenza verso la montagna che da sempre regala emozioni uniche, inaspettate e inalterate nel tempo.
Cristiana Oggero