All’interno del PIT (Piano Integrato Transfrontaliero) Marittime Mercantour si è tenuto a Cuneo, culla delle Alpi del Sud, il secondo e conclusivo Forum Cultura organizzato in due giornate molto ricche nelle quali sono stati affrontati alcuni temi fondamentali: l’analisi, la diffusione e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale alpino (materiale e immateriale); la progettazione di un nuovo e rinnovato futuro per l’arco alpino cuneese e d’oltralpe. La prima giornata è stata articolata in tre sessioni specifiche: studiare e raccontare il patrimonio, diffondere la conoscenza. La seconda è stata invece centrata sul vivere la montagna oggi, sui processi che in montagna si stanno sviluppando e sulle esperienze che nella montagna vicina e lontana si stanno sperimentando in ambito culturale e non.
L’obiettivo del forum non è stato solo quello di rappresentare un momento conclusivo per l’Asse 3 “Cultura” del PIT stesso, ma anche un’occasione per trasformare il lavoro svolto dopo anni di dura fatica (tra coordinamento e sviluppo progettuale vero e proprio) in proposte concrete, in azioni efficaci ed efficienti per il territorio montano. Si è trattato quindi di un’occasione più unica che rara per proporre una nuova idea di montagna e in particolare un’opportunità per le Alpi del mare, l’estremo lembo meridionale di una catena montuosa che da barriera è diventata cerniera d’Europa, una macroregione ricca di eterogeneità e specificità, non da museificare, tipizzare, ma da valorizzare e attivare per chi ogni giorno vive il territorio e vi opera.
Molti quindi gli spunti che il Forum ha fornito per il futuro delle Alpi in generale e per quelle del sud in particolare, ma soprattutto per i partner del progetto e per i soggetti che direttamente e indirettamente sono stati coinvolti dal PIT. L’importanza della raccolta dati per analisi territoriali più dettagliate e la redazione di quaderni estremamente specifici, è un ottimo punto di partenza, un’ottima base per lo sviluppo di politiche più attente agli aspetti culturali soprattutto in periodi come l’attuale in cui la crisi economica abbandona a se stesse realtà come quelle culturali e sociali. L’esistenza di nuovi fenomeni, ancora molto sporadici ma estremamente interessanti per le dinamiche che attivano o potenzialmente potrebbero attivare, è un altro importantissimo aspetto per i detentori di interessi locali, sia politici che socio-culturali, oltre che economici.
Dall’esposizione dei relatori della prima giornata è emersa una grande operosità, ma anche una difficoltà di fondo legata alla mancanza di coordinamento tra i soggetti che sono intervenuti per proporre il loro metodo di lavoro e i loro risultati. Tantissime banche dati nuove, innovative, ma che poco interagiscono tra loro e denotano una scarsa condivisione dei dati di partenza. Un invito aperto ai partner del PIT, ma anche ai soggetti che in futuro dovranno operare e lavorare all’interno di un progetto europeo, proprio in vista del nuovo periodo di programmazione 2014-2020, è dunque quello di pensare a progettualità maggiormente coordinate non solo in apparenza, ma anche in pratica. Un coordinamento tra soggetti verso obiettivi comuni, ma anche verso lavori, attività e politiche comuni. Si rischia, altrimenti, di far cadere nell’oblio anche i progetti migliori, senza aver ottenuto nulla in cambio se non parole e convegni.
A ciò si ricollega una mancanza diffusa di politiche che mettano al centro la montagna e i loro abitanti. È infatti questo il principale elemento che emerge dai contributi che l’Associazione Dislivelli ha presentato durante la seconda giornata del Forum (Corrado F. e Dematteis M.). Mancanza di politiche o comunque di un disegno politico specifico, multidisciplinare e attento che ha risvegliato l’attenzione di numerosi Amministratori presenti, tra cui il giovanissimo Sindaco di Valdieri, che hanno confermato la volontà di fare meglio, ma anche l’impossibilità di attivarsi in merito per molti limiti burocratici che spesso inceppano un meccanismo già molto arrugginito.
Si può quindi affermare che la mancanza di coordinamento e di politiche a livello montano, in generale, e alpino in particolare, potrebbe essere affrontata grazie a soggetti “illuminati” che ancora una volta, come in passato, si facciano portatori di una nuova montagna, non tanto rivoluzionaria, ma che sappia sfruttare le proprie potenzialità intrinseche per utilizzarle all’interno di processi di sviluppo virtuosi e sostenibili.
Cristiana Oggero