Lunedì 22 marzo scorso si è svolta a Torino, davanti alla sede del Consiglio regionale piemontese, una curiosa manifestazione. Gli addetti agli impianti sciistici del comprensorio Via Lattea hanno chiuso skilift, seggiovie e ovovie e sono scesi nel capoluogo scioperando contro la mancata erogazione alla Sestriere S.p.A. del finanziamento regionale per l’innevamento programmato. All’inizio della stagione sciistica infatti, era stato trovato un accordo tra i gestori di impianti a fune e la Regione Piemonte che avrebbe sostenuto la produzione di neve artificiale per puntellare l’economia di un settore economico vitale per la montagna, ma afflitto da una crisi ormai conclamata. Sono passati i mesi, l’inverno non è stato particolarmente avaro di precipitazioni nevose, ma il più grande comprensorio delle Valli Olimpiche, a partire dal 18 marzo, ha dovuto chiudere 10 impianti di risalita e tagliare anticipatamente 40 contratti di lavoro stagionale per far fronte ai 6 milioni di Euro che l’azienda aspetta dalle casse regionali. Da qui la protesta di tutti gli operai della neve e dei maestri di sci a sostegno dei colleghi lasciati a casa.
Abbiamo assistito a un interessante cortocircuito dove i lavoratori, sostenuti dalla Cgil, non hanno scioperato contro i propri datori di lavoro, una società per azioni con la propria personalità giuridica e autonomia patrimoniale, ma contro l’ente pubblico che ha ritardato l’erogazione di finanziamenti la cui legittimità potrebbe essere sollevata in sede europea poiché violerebbe le norme sui contributi statali a imprese private. L’ulteriore dimostrazione che, a differenza di quanto si afferma ogni anno a inizio inverno, il comparto dello sci in Italia non gode affatto di buona salute, come è già stato raccontato nel numero di dicembre di questo stesso webmagazine. La questione è estremamente delicata poiché l’economia che ruota intorno alla neve è certamente una risorsa fondamentale per molte aree della montagna piemontese e italiana. Questo caso specifico dimostra come non siano a rischio soltanto posti di lavoro direttamente impiegati nella gestione di impianti e piste, ma come la congiuntura negativa sta già determinando difficoltà in tutto l’indotto, fatto di attività commerciali e turistiche che vivono grazie allo sci.
Nel frattempo lo sciopero ha costretto la Giunta Cota a trovare un accordo con la Sestriere S.p.A. che ha riaperto gli impianti e riassunto gli addetti. Il contenzioso però si è successivamente allargato alle altre società di gestione di impianti a fune in Piemonte, che accusano la Regione di sleali favoritismi nei confronti della Via Lattea. Insomma, è necessaria una drastica riorganizzazione dell’intero settore prima che, trattando di neve, non si generi il classico effetto valanga.
Simone Bobbio