Si chiama Expres Bia di Manescu Bianca. E’ una società nata da un paio di anni a Pragelato per gestire la pulizia di uffici e, soprattutto, seconde case. Dall’Alta Val Chisone a Sestriere, dall’Alta Val di Susa al Pinerolese il lavoro non manca. E la Expres Bia, nei momenti di maggior lavoro, arriva a impiegare fino a  quattro persone. Ma la cosa interessante è che la titolare, Bianca Manescu appunto, è una nuova abitante originaria della Romania (guarda l’interista video). Una straniera imprenditrice nelle Terre Alte, un fenomeno in aumento negli ultimi anni nel nostro paese, di cui si parla ancora poco.
«Sono un prodotto del comunismo – spiega Bianca Manescu –, nata e cresciuta sotto Nicolae Ceausescu. Quando è caduta la dittatura avevo 20 anni. E all’inizio ho faticato non poco a capire come funziona il modello occidentale». Bianca Manescu è arrivata in Italia da una decina di anni, direttamente da Tulcea sul delta del Danubio, a Pragelato, in Val Chisone. Dove suo marito lavorava in un’impresa edile locale.

«L’accoglienza qui a Pragelato è stata buona fin dall’inizio – spiega -. I pragelatesi sono “tosti”, ma una volta che ti conoscono ti accolgono bene. Diciamo che non diventerai mai uno di loro, perché sono davvero chiusi. E anche una persona che arriva da Pinerolo non sarà mai considerato pragelatese. Ma una volta capita questa cosa non ci sono problemi». La famiglia di Bianca Manescu è costituita dal marito e dai loro due figli: il più grande lavora in trasferta in Trentino per una società di gestioni impianti a fune. La più piccola studia a Pinerolo.
A Pragelato vive una vera a propria comunità di origine rumena, uno dei gruppi più significativi di stranieri residenti nelle Alpi italiane. A partire dagli anni ’90 infatti, nel piccolo comune, ormai molto ridimensionato numericamente, si verifica un fenomeno nuovo: da terra di emigrazione diventa terra di immigrazione. Di una comunità d’origine rumena che nel corso del tempo diventa sempre più consistente. Fino agli attuali 160 residenti. Oltre il 35% dell’intera popolazione. Senza considerare quelli non ufficialmente registrati. E c’è chi assicura che la comunità rumena di Pragelato, durante i lavori dei cantieri delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, sia arrivata a contare oltre 400 persone distribuite tra la centrale frazione La Rua e le altre borgate. E che oggi, sebbene leggermente diminuita, arrivi a contare, tra residenti e non, quasi 300 persone.
Bianca Manesco piega che un tempo i rumeni erano più coesi: «Ci trovavamo sempre in occasione delle nostre feste nazionali, dei battesimi o dei matrimoni. E facevamo una spesa comune per poi cucinare cibi della nostra cucina rumena. Ma da qualche anno a questa parte l’usanza è un po’ venuta meno». Segno, forse, di una maggiore integrazione dei rumeni a Pragelato? «Penso di sì – spiega Bianca -. Perché ora capita spesso che quando si invitano amici a cena non siano più solo rumeni. Ma anche famiglie di Pragelato. A cui possiamo far assaggiare le nostre ricette».
All’inizio per la famiglia di Bianca Manescu non è stato tutto facile. Ricordano di aver faticato non poco a trovare una casa in affitto. «Qui gli alloggi sono molto cari, e spesso affittano solo a stagione per i turisti. Inoltre dopo le Olimpiadi del 2006 i prezzi sono ulteriormente saliti». Ma superati i problemi iniziali oggi Bianca non ha dubbi: il futuro della sua famiglia è a Pragelato. «A Tulcea non abbiamo più nulla. Non torneremo più in Romania. Qualche anno fa abbiamo comprato un terreno vicino a Bucarest per costruirci una casa. Ma poi i miei figli qui si sono fatti dei buoni amici: il maggiore ha una fidanzata di Frossasco. Abbiamo cercato una casa da ristrutturare, qui». Una scelta maturata poco alla volta. Che sembra ormai essere definitiva. «I parenti qualche volta vengono a trovarci, altre volte siamo noi ad andare in Romania. Ma non abbiamo malinconia. Qui non ci manca niente». L’unico legame quotidiano con il paese d’origine della famiglia Manescu è il decoder, con il quale riescono a vedere le trasmissioni rumene. Tanto per tenersi informati.
«Certo la mia vita è cambiata. Ma ho ricominciato a lavorare e mi sono ricostruita il mio mondo. E oggi sono felice di averlo fatto». A Tulcea Bianca Manescu per vivere faceva due lavori, la segretaria in un’azienda e la contabile in proprio. «Oggi gestisco la Expres Bia. Per cui magari vado a letto molto stanca, ma serena e felice». E senza il problema di arrivare a fine mese: «A Pragelato se fai il tuo lavoro onestamente qualche soddisfazione te la puoi anche togliere – spiega -. Puoi mettere da parte qualche soldo. In Romania no: lavori tutto il giorno e non riesci a vivere. Quando sono partita dal mio paese, con due lavori, guadagnavo 400 dollari al mese, ed era uno stipendio molto buono per la Romania. Ma pagando tasse e spese arrivavo malapena a fine mese. Qui mi sento più sicura».
Maurizio Dematteis