Giuliano V., La mia sesta vita. Reinhold Messner ci guida nei suoi musei , Vivalda Editori, 2012, 175 pp.
«I miei musei sono il tentativo di riassumere tutto ciò che ho portato a casa dalle mie esperienze: reliquie, arte, citazioni. Le reliquie sono riferimenti mitici, ma a volte anche emozionali, che vengono dagli interpreti della storia dell’alpinismo; l’arte è ciò che forse è più vicino alla mia idea di un alpinismo tradizionale come gesto estetico; le citazioni sono le riflessioni culturali e filosofiche che ci consegna la Storia dell’umanità. Attraverso queste tre componenti ho sviluppato il mio museo della montagna: questo volume lo racconta».
Ecco come Reinhold Messner, fondatore del sistema Messner Mountain Museum (MMM), descrive la sua opera museografica e museale, la sua “sesta vita”, il suo “quindicesimo ottomila”. Si tratta di un’impresa con la quale ha tentato di restituire, alla comunità mondiale, quanto ha avuto dalla montagna, per trasmettere un’idea tutta sua della montagna stessa.
Nei cinque nuclei (Firmian, Juval, Dolomites, Ortles e Ripa) che costituiscono le tessere del mosaico del museo di Messner, il visitatore può intraprendere un percorso di conoscenza fisica, geografica, alpinistica, culturale e spirituale. Si tratta di un viaggio, un pellegrinaggio, che consente di comprendere i valori di cui tutte le montagne del mondo sono portatrici da sempre: l’eternità e la lentezza; di un sistema di musei, che però non devono essere intesi nel senso più tradizionale del termine, ma come delle vere e proprie entità che si immergono e integrano nel territorio in cui si collocano.
Affidandosi alla penna di Valter Giuliano, Messner descrive la storia di ogni singolo museo: il progetto, la rifunzionalizzazione, la realizzazione e infine, l’entrata in funzione e la gestione. Tutto si basa sulla sua filosofia di vita: «In questa impresa ho investito tutte le mie risorse mentali e finanziarie. Per quindici anni ho messo tutto il mio entusiasmo, il tempo, i mezzi, per realizzare questo progetto. […] Ho puntato a realizzare il “mio” museo della montagna».
Nel MMM le montagne e la loro dimensione possono essere percepite, non direttamente come accade frequentandole, salendole, ma indirettamente, attraverso l’arte e le opere che le rappresentano, che sono in grado di rivelarle e raccontarle. Si tratta di uno spazio di esperienza e di visione dinamica in cui il tempo si annulla e prende forma una biografia collettiva dell’alpinismo, fatta di rapporto con la montagna, di lontananza, di curiosità, di sorpresa, in cui l’esperienza personale si fa collettiva.
Il MMM è, per il suo promotore, «la maniera migliore per condividere tutto quello che so della montagna e tutto ciò che è stato vissuto sulle montagne. Perché la storia dell’alpinismo è la somma di tutte le avventure che la montagna rende possibili».
Cristiana Oggero